E poi dicono che l’alcol
fa male. Probabilmente a qualcuno si, ma non certo
ai The Record Company, band californiana di stanza a Los Angeles, che deve
tutto proprio a una nota marca di birra. In circolazione dal 2011, un pugno di
Ep all’attivo, il terzetto capitanato da Chris Vos (voce e chitarra) raggiunge
la notorietà solo nel marzo del 2015, quando Off The Ground, brano con cui si
apre il disco di cui stiamo scrivendo, viene utilizzata per uno spot della birra
Miller Lite. Da quel momento le speranze di successo dei The Record Company diventano
realtà, la Concord li mette sotto contratto, pubblica il loro esordio, Give It Back To You
e li manda in tour ad aprire i concerti
dei Blackberry Smoke. Accostamento alquanto bizzarro, visto che con la band di
Atlanta (uno dei gruppi emergenti dell’odierno panorama southern rock) i Record
Company hanno poco da spartire, se non una grande anima blues. Prima che la
critica cominciasse il gioco degli accostamenti, i tre ragazzi californiani hanno
spiattellato subito e senza troppi giri di parole le loro influenze: John Lee
Hooker, Rolling Stones e Stooges. Effettivamente, nelle dieci canzoni che
compongono Give It Back To You, qualche reminiscenza dai tre mostri sacri
appena citati si trova. Tuttavia, bastano pochi ascolti per comprendere che la
band, a parte qualche inevitabile citazionismo, ha stoffa da vendere e uno
stile che, fin da subito, si presenta se non originale quanto meno
personalissimo. Intanto, si autoproducono, la qual cosa significa realizzare le
proprie idee attraverso la propria visione: il disco in tal senso ha una
coerenza espressiva che si mantiene intatta in tutte le dieci canzoni che lo
compongono. La musica dei Record Company pesca dal passato, di questo non ci
sono dubbi; ma blues e rock’n’roll delle origini vengono rielaborati con
inaspettata modernità. Il terzetto, infatti, sviluppa un sound in cui la
sezione ritmica (timbro secco e pulitissimo della batteria, basso arrembante e talvolta
distorto) è quasi sempre in primo piano, costruendo l’architettura su cui le
chitarre (acustica ed elettrica, talvolta suonate slide) e la bella voce di
Chris Vos tracciano le linee melodiche. Off The Ground, con cui il disco inizia,
spiega meglio di tante parole quanto appena detto: apre un giro di basso
distorto (e suonato slide), che sembra rubato ai Black Keys, e poi la canzone si sviluppa su un
mood notturno che, al netto del sax, mi ha fatto tornare alla mente i grandi
Morphine. Le sciabolate lap steel di Vos sono la spezia piccante che insaporisce
ulteriormente una della più belle canzoni ascoltate quest’anno. Il disco,
peraltro, mantiene altissimo il tiro dalla prima all’ultima canzone, non perdendo
un grammo dell’eccitazione che si respira fin dalle prime note. Don’t Le Me Get
Lonely, versione 2.0 del rockabilly anni ’50, è divertimento puro, il passo
sinuoso di On the Move trasuda urgenza sessuale, il boogie di Feels So Good
deraglia dalle parti dei Canned Heat, su Turn Me Loose aleggia il fantasma di
John Lee Hooker, e a chiudere In The Mood For You suona come una bonus track di
qualche vecchio disco degli Stooges. Se a distanza di qualche settimana dall’uscita,
in tanti stanno parlando di Give It Back To You, un motivo c’è: questo disco
spacca e i The Record Company sono una delle band più gagliarde in
circolazione.
VOTO: 8
Blackswan, 06/03/2016
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