Non fatevi trarre in
inganno dalla foto in copertina perché, me ne rendo conto, non è molto
incoraggiante. Non tanto per il bel volto di Ina Forsman, che sfida la macchina
fotografica, sostenendo orgogliosamente uno sguardo appena velato da un leggero
strabismo di Venere; quanto, semmai, per la patina hipster dello scatto, che fa
pensare a una nuova starlett del pop, al pari di Lana Del Rey, Rihanna o Taylor
Swift. No, signori: Ina Forsman, rispetto ai personaggi citati poc’anzi, vive a
una decina di galassie di distanza, in luoghi in cui la musica ha un’anima e il
giuramento prestato a Euterpe contiene tre parole che creano un vincolo
inscindibile: blues, r’n’b e soul. Da dove spunta questa ragazza poco più che
ventenne, che sta facendo letteralmente impazzire il sottoscritto? Ina arriva
dalla Finlandia, da Helsinky per la
precisione, e ha iniziato, solo diciassettenne, partecipando a un talent
nazionale, vinto a mani basse, fra lo stupore del pubblico pagante. Il tempo di
essere presa sotto l’ala protettrice del bluesman Helge Tallqvist e del
musicista belga Guy Verlinde, per farsi le ossa in giro per l’Europa, e la Forsman
vola ad Austin, in Texas, dove registra il suo album d’esordio. Che è una
bomba, una delizia per i padiglioni auricolari, un discone, insomma. C’è la
voce di Ina, in primo luogo: caldissima, duttile, e con un timbro che ricorda
quello di Amy Winehouse, ma con accenti leggermente più rock e bluesy. Nulla a
che vedere, dunque, con l’impostazione scolastica e omologata che abbiamo
ascoltato, più o meno, in tutti i talent del mondo. La ragazza ha personalità
da vendere, i dischi di papà, lo si capisce, li ha ascoltati tutti, ma il suo
talento vocale la tiene distante dal tratto calligrafico o dal mero recupero
filologico. Non solo è credibile, quindi, ma possiede anche le qualità
indispensabili per muoversi in un contesto musicale riconoscibilissimo,
portando però con sé una ventata di freschezza. Prova ne è il fatto che le
undici canzoni in scaletta sono tutte autografe e denotano, nonostante la
giovane età dell’artista, doti compositive decisamente interessanti. La
ciliegina sulla torta ce la mettono poi un gruppo di sessionisti affiatatissimo
(alla chitarra Laura Chavez e Derek O'Brien, alle tastiere Nick Connolly, al
basso Russell Jackson e Tommy Taylor alla batteria), la produzione di Mark
'Kaz' Kazanoff e, soprattutto, il superbo lavoro agli arrangiamenti di Tomi
Leino (uno che mi ha fatto ripensare al tocco di Charles Calello in Eli And The
Thirteenth Confession di Laura Nyro). Ed è proprio grazie alla maestria di Leino
che le canzoni della Forsman fanno il salto di qualità necessario per portare
il disco a un livello ancora superiore. Prendete, ad esempio, l’iniziale
Hanging Loose, un r’n’b marchiato Aretha Franklin: ascoltare il perfetto
interplay fra il fraseggio di piano (che intuizione!), la travolgente sezione
fiati, l’assolo di chitarra dal suono decisamente rock, la batteria pestata a
sangue e la voce della Forsman, che prima agevola lo swing e poi si sbriglia,
lasciando libero passo all’istinto, è un’esperienza da capogiro. Tutte le
tracce in scaletta, però, esplodono di odori e di colori, sia quando il suono
ci porta nel cuore della notte al Cotton Club per ascoltare Cab Calloway
(Bubbly Kisses), sia quando si accendono le luci sugli anni ’60 e l’omaggio
alla grande Amy è più esplicito di un cazzotto in bocca (Before You Go Home).
Quindi, fidatevi del sottoscritto e non fatevi fuorviare dalla copertina: la
migliore sorpresa di questa prima parte del 2016 arriva dalla Finlandia e si
chiama Ina Forsman. Grande voce, grande disco.
VOTO: 8
Blackswan, sabato 02/04/2016
4 commenti:
Che voce! grazie Pusher! e buona domenica ;)
@ Sally: de nada ! Abrazo !
la voce è meravigliosa - ma se cambiasse band sarebbe molto meglio - quello che suona l'armonica fa pena - deve scegliere la carriera solista il più presto possibile -
@ Giuseppe: questa è la carriera solista. Che deve fare: suonarsi tutti gli strumenti da sola e contemporaneamente ?
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