Anche se hanno fatto di tutto per tenercelo nascosto,
domenica si vota. E nonostante quello che ci hanno lasciato intendere, il
referendum sulle trivelle è una tornata elettorale di importanza cruciale. Lo è
per svariati motivi, a partire da quel semplice principio di educazione civica,
ribadito giorni fa dal Presidente della Consulta, per cui il diritto-dovere di voto è
il più rilevante segno distintivo del nostro essere cittadini. Votare domenica, dunque, rappresenta,
in primo luogo, una significativa risposta a questa politica che ci
vuole distanti dalle decisioni e rassegnati a un paese senza più
alternative e speranze. Non solo. Recarci alle urne sarebbe anche il modo
migliore per mettere Renzi di fronte alle sue pesanti responsabilità politiche:
quella di aver invitato all'astensionismo, commettendo un grave reato, peraltro
perseguito per legge, e quella, ancora più grave, di aver
impedito l'election day, e cioè l'accorpamento del referendum alle
elezioni amministrative, cosa, questa, che avrebbe consentito all'erario
un risparmio di circa trecento milioni (il rischio, per Renzi, era quello
che il referendum raggiungesse il quorum).
Resta poi la sostanza di un quesito referendario,
volutamente occultato dai media per confondere ulteriormente le idee
all'elettorato italiano, solitamente poco informato.
Ecco, dunque, la vexata
questio, brevemente e in soldoni: il governo Renzi vuole estendere
illimitatamente (fino ad esaurimento del giacimento) le concessioni a
quelle lobbies petrolifere, che trivellano il nostro fondo marino per
l'estrazione di gas (3% del fabbisogno nazionale) e di petrolio (1% del
fabbisogno nazionale). Se voti SI, sei contro; diversamente, col
NO, asseveri la scelta del governo. Sul piatto della bilancia, dunque,
ci sono da un lato, la salvaguardia dell'ambiente marino e delle nostre
coste, dall'altro, invece, tanti piccoli e grandi vantaggi per i
petrolieri.
Già sappiamo da tempo che in caso di crollo anche di una
sola piattaforma (Terremoto? Cedimento strutturale? Incendio?), l'impatto ambientale sarebbe disastroso e metterebbe in
ginocchio l'Italia, con ripercussioni sull'ecosistema e sull'economia che si
potrebbero riverberare anche per 80 anni (qualora l'evento, ad esempio, si verificasse nel Mar Adriatico). Ora, con l'estensione ad libitum
della concessione, si invitano implicitamente le compagnie petrolifere ad attenuare
il rispetto di quei vincoli ambientali, che fino ad adesso sono
stati il presupposto per il rinnovo della concessione stessa. Il
rischio, dunque, diviene altissimo, a fronte, peraltro, di un vantaggio
energetico per il paese praticamente impalpabile. L'altro aspetto saliente è
quello relativo alla dismissione delle piattaforme, operazione i cui costi
spettano tutti al concessionario. Oggi, le piattaforme che hanno esaurito o
quasi esaurito il loro ciclo industriale sono circa il 73% delle 88 presenti
nel nostro mare. I concessionari, che sono obbligati per legge, dovrebbero
rimuoverle tutte, con un costo a carico delle compagnie petrolifere di circa 30
milioni di euro a piattaforma. Se, invece, le concessioni fossero
illimitate...beh, continuate voi il ragionamento.
Fatto questo lungo preambolo, volto chiaramente a
sostenere le ragioni della partecipazione e del SI, chiudo invitando tutti,
domenica, a recarsi alle urne, qualunque sia la vostra intenzione di voto. Come
successe coi boicottati referendum dell'acqua del 2011 (allora, era in carica
il morente governo Berlusconi), se saremo in tanti, potremmo
riprenderci ciò che stanno cercando di portarci via, giorno dopo giorno: la
possibilità, cioè, di decidere delle nostre vite e delle sorti del nostro
paese. Di essere cittadini a tutto tondo. Questo, in attesa dei referendum di ottobre,
quando potremo salvare la nostra Costituzione e mandare a casa Renzi e tutto il cocuzzaro. Andate a votare.
6 commenti:
SI!!!
Ovviamente si andrà a votare.
PS: posso condividere il tuo post?
@ Berica: Yes ! :)
@ Firma: Incredibile: noi vecchi comunisti non ci arrendiamo mai :)
@ Firma: certo che si !
Renzi si conferma uno sciagurato.
Però a mio parere andare per referendum su temi così tecnici significa autocondannarsi a non raggiungere il quorum.
Al di là del silenzio dei media, per votare a ragion veduta bisognerebbe conoscere nei dettagli qual è l'impatto ambientale di una piattaforma sana, quale sarebbe l'impatto di una piattaforma che si rompe, se permane o meno l'obbligo di smantellamento a carico dela compagnia petrolifera una volta esaurite le estrazioni, e molto altro.
In mancanza di queste informazioni siamo ai soliti quesiti referendari lunari, cioè quelli che si votano (se si votano) non per ciò che sono ma per qualcos'altro.
Nel caso di specie, per mandare a casa Renzi, appunto.
Che però non andrà a casa per questo, ma scordiamocelo, mettiamocela proprio via.
Spero invece che vada a casa ad ottobre, perchè quella sì che sarebbe una legnata per lui definitiva, mica le trivelle.
Siiiii...
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