Qualche anno fa, la scena musicale tuareg si impose
prepotentemente all'attenzione del pubblico occidentale. Fu così che per un
certo periodo di tempo si spesero fiumi di inchiostro per magnificare le gesta
di musicisti che, fino a quel momento, erano conosciuti solo da un
ristretto numero di appassionati, e che all'improvviso divennero di dominio
pubblico fra numerose schiere di rockettari. Dal Mali giunsero nei nostri
stereo le musiche dei Tinariwen e dei Tamikrest, e con un paio d'anni di
ritardo iniziammo a conoscere anche la musica di Bombino, musicista originario
del Niger, che nel 2013 ottenne un discreto successo con Nomad, il suo
terzo album in studio. Quel disco, prodotto da Dan Auerbach, pur ottenendo un
ottimo riscontro di pubblico, fece però storcere il naso a più di un
critico, a cui la mano un pò troppo pesante del chitarrista dei Black Keys
sembrava aver annacquato, e non poco, la purezza e le suggestioni del
suono subsahariano. Bombino (chiamato così per una storpiatura della
parola italiana "bambino"), dopo aver collaborato con il nostro
Jovanotti (cosa che fa sorgere qualche sospetto sulla genuinità
dell'artista) esce oggi con un nuovo disco, Azel, prodotto questa volta da
David Longstreth, voce e chitarra dei Dirty Projectors, band statunitense
abituata a muoversi per territori poco convenzionali. Cambiato il
produttore, però, la sostanzia non cambia. Azel è un buon disco, ben suonato e
con ottime canzoni, direi migliori di quelle che componevano il suo
predecessore. Tuttavia, l'impressione è che ormai questa musica abbia perso la
sua intrinseca forza, che risiedeva proprio nell'inconsueta fascinazione
di un suono distantissimo dalla nostra cultura. Oggi, invece, si assiste a un
processo di normalizzazione occidentale, e dischi come Azel, pur mantenendosi
su un buon livello compositivo, sembrano aver perso la magia che, solo qualche
anno fa, connotava l'intero movimento. Insomma, o ci siamo abituati noi e non
riusciamo più a sorprenderci, oppure, come credo, abbiamo finito per
rimasticare un suono allo scopo di renderlo il più digeribile possibile
alle nostre orecchie. Detto questo, Azel resta un una prova riuscita, che
supera abbondantemente la sufficienza, e Bombino siconferma un suntuoso
chitarrista rock blues.
VOTO: 7
Blackswan, martedì 03/05/2016
1 commento:
Un tempo ne ero entusiasta, soprattutto delle contaminazioni stile Dirt Music + Tamikrest (che ho anche visto dal vivo).
Ora ho anch'io una sensazione di deja vu.
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