martedì 3 maggio 2016

BOMBINO - AZEL



Qualche anno fa, la scena musicale tuareg si impose prepotentemente all'attenzione del pubblico occidentale. Fu così che per un certo periodo di tempo si spesero fiumi di inchiostro per magnificare le gesta di musicisti che, fino a quel momento, erano conosciuti solo da un ristretto numero di appassionati, e che all'improvviso divennero di dominio pubblico fra numerose schiere di rockettari. Dal Mali giunsero nei nostri stereo le musiche dei Tinariwen e dei Tamikrest, e con un paio d'anni di ritardo iniziammo a conoscere anche la musica di Bombino, musicista originario del Niger, che nel 2013 ottenne un discreto successo con Nomad, il suo terzo album in studio. Quel disco, prodotto da Dan Auerbach, pur ottenendo un ottimo riscontro di pubblico, fece però storcere il naso a più di un critico, a cui la mano un pò troppo pesante del chitarrista dei Black Keys sembrava aver annacquato, e non poco, la purezza e le suggestioni del suono subsahariano.  Bombino (chiamato così per una storpiatura della parola italiana "bambino"), dopo aver collaborato con il nostro Jovanotti (cosa che fa sorgere qualche sospetto sulla genuinità dell'artista) esce oggi con un nuovo disco, Azel, prodotto questa volta da David Longstreth, voce e chitarra dei Dirty Projectors, band statunitense abituata a muoversi per territori poco convenzionali. Cambiato il produttore, però, la sostanzia non cambia. Azel è un buon disco, ben suonato e con ottime canzoni, direi migliori di quelle che componevano il suo predecessore. Tuttavia, l'impressione è che ormai questa musica abbia perso la sua intrinseca forza, che risiedeva proprio nell'inconsueta fascinazione di un suono distantissimo dalla nostra cultura. Oggi, invece, si assiste a un processo di normalizzazione occidentale, e dischi come Azel, pur mantenendosi su un buon livello compositivo, sembrano aver perso la magia che, solo qualche anno fa, connotava l'intero movimento. Insomma, o ci siamo abituati noi e non riusciamo più a sorprenderci, oppure, come credo, abbiamo finito per rimasticare un suono allo scopo di renderlo il più digeribile possibile alle nostre orecchie. Detto questo, Azel resta un una prova riuscita, che supera abbondantemente la sufficienza, e Bombino siconferma un suntuoso chitarrista rock blues.

VOTO: 7





Blackswan, martedì 03/05/2016

1 commento:

Lucien ha detto...

Un tempo ne ero entusiasta, soprattutto delle contaminazioni stile Dirt Music + Tamikrest (che ho anche visto dal vivo).
Ora ho anch'io una sensazione di deja vu.