C’è qualcosa nei Blackberry Smoke che non torna. O meglio,
c’è qualcosa che dai Blackberry Smoke non ci si aspettava: l’omologazione al
mainstream. Il precedente Holding all the
roses aveva rappresentato un passo falso dal punto di vista della scrittura
ma di certo un approdo verso le classifiche che contano. Di quel disco, più che
ricordare una canzone, torna in mente la produzione di Brendan O’Brien, deus
ex-machina prima del grunge dalle vendite milionarie e ora di artisti che
vogliono garantirsi un approdo commerciale pur mantenendo chitarre scintillanti
e bassi pulsanti.Con Like an arrow gli
Smoke avevano in mente di fare un passo indietro rispetto al piattume cui
o’Brien li aveva costretti, tornando all’autoproduzione e annunciando il
ritorno a fasti più rurali. La promessa però non è del tutto mantenuta. Intanto
l’opener, nonché single in airplay radiofonica americana da luglio, “Waiting
for the thunder”, viaggia su un riff dozzinale (trito e ritrito) per poi
esplodere in un ritornello molto inno da stadio; a seguire, un assolo di
Hammond e quello di chitarra, quasi a dire: siamo ancora southern, no?
Con la seguente “Let it burn” si torna al rock-blues, ma è
un pezzo che potete tranquillamente sentire da altre mille band. Migliore
invece “The Good Life”, con buon pathos e un sapore agreste che li fa
ritornare finalmente al Sud e con qualcosa da dire. In generale, il mood del
disco segue l’andamento del terzetto iniziale, con momenti più intimi in cui le
chitarre acustiche la fanno da padrone e brani a tinte hard-rock in cui però si
evidenzia la pecca più grande che Charlie Starr & co. si trascinano dietro
la tempo: Brit Turner, il batterista. Una band di livello mondiale come i Blackberry
Smoke non può più ospitare una batteria così elementare, che ormai li costringe
come una zavorra a non prendere mai il volo. Dall’altra parte invece è sempre
più impressionante la grandezza di Charlie Starr: voce perfetta ed assoli
magistrali, il buon Charlie ha almeno tre marce in più rispetto ai suoi sodali
e da solo fa meritare a tutti la sufficienza. Così come, al centro del disco,
fanno innalzare il voto generale a Like An Arrow il duo “Ought to Know” e “Sunrise in Texas”. Il primo ha il classico
incedere dei BS senza scadere nel grezzo hard dei brani predecessori, l’altro è
un vero capolavoro, una ballad che cresce di ascolto in ascolto in cui Charlie
(sempre lui) canta rotto dal pianto (e ci piazza un altro assolo senza nemmeno
una nota superflua).
E quindi torniamo all’inizio, con la sensazione che i
Blackberry Smoke siano come quei compagni di classe del Liceo, intelligenti e
dotati, ma studiosi solo quanto basta oppure fossilizzati poco sopra la
sufficienza, giusto per avere un’altra motivazione per andare il tour.
Purtroppo l’ispirazione di The Wipporwill
se ne è andata e quel Brit Turner non ha ancora imparato a suonare la
batteria. E a Charlie Starr, probabilmente, conviene pensare a una carriera
solista.
VOTO: 6-
Melonstone, martedì 13/09/2016
Nessun commento:
Posta un commento