Riceviamo
dalla nostra freelance Cleopatra e integralmente pubblichiamo
La
politica come il calcio. Striscioni e insulti contro l'avversario proprio come
allo stadio, nel bel mezzo di una finale di Champions League. C'è in palio la
vittoria del SI al referendum costituzionale, la partita della vita per il
bomber Matteo.
Ai
gufi e ai professoroni, immagine di un'Italia ormai stantia e demodè, si
contrappongono gli illuminati e le "anime belle" guidate dal Magnifico
Premier. In uno scontro quotidiano tra opposte tifoserie, paiono non contare
più i contenuti ma l'arroganza, lo slogan, la frase ad effetto e soprattutto i
tempi televisivi. Bucare il video pare essere il mantra ricorrente di questa
classe politica cresciuta a pane e Wanna Marchi. Botta e risposta su Facebook,
tweet e retweet, duelli televisivi più disparati, occupano la quasi la
totalità dell'informazione. Domina l'idea della politica come spettacolo, in
cui la competenza è soppiantata dalla supercazzola.
E
in questo circo mediatico si assiste a una contesa avvilente nel quale il Pd e
associati paiono schierati in un 4-3-3 contro il resto del mondo.
"Il referendum è un derby tra l'Italia e la vecchia guardia",
puntualizza il nostro Premier, ponendo l'accento su questioni anagrafiche. Il
vecchio va pensionato o, se preferite, messo in panchina, come il Professore
Gustavo Zagrebelsky, reo (a dire di qualche solone addomesticato) di non aver
tenuto il tempo giusto nel duello televisivo. Lo scontro tra demagogia vs.
contenuto, se lo sarebbe aggiudicato, guarda caso, il nipotino di Silvietto.
Questo è almeno quello che vogliono farci credere.
Se
pensano che per migliorare il Paese basti uno slogan, significa che ci
considerano degli stolti. E allora non perdiamo altro tempo: fischiamo la fine
della partita e mandiamoli tutti negli spogliatoi.
Cleopatra,
lunedì 10/10/2016
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