Islanda. Terra impervia e
aspra, dove il cielo si tinge di colori estremi, e candide nevi e prati abbacinanti
di verde segnano l’ultimo avamposto degli uomini al cospetto di Dio. Un luogo
(o un non luogo) fortemente evocativo, in cui i sensi si spingono oltre, amplificati
da una violenta bellezza, le cui forme selvagge e seducenti sembrano fatte
apposta per essere raccontate in musica. Come avevano fatto qualche anno fa i
Sigur Ros con Heima (2007), splendido documentario che disegnava una mappa
musicale dell’Islanda, i cui suggestivi paesaggi trovavano nelle note una
dimensione quasi spirituale, e come fa oggi Olafur Arnalds, con questo suo
nuovo lavoro intitolato, appunto, Island Songs. Nato il 3 novembre del 1986 a
Mosfellbaer, Arnalds è conosciuto da noi prevalentemente per la sua
collaborazione con Nanni Moretti alla colonna sonora di Mia Madre, uno dei film
più belli dello scorso anno. In un percorso artistico segnato da classica
moderna, cantautorato, post rock ed elettronica, il musicista islandese ha
improntato la propria carriera a una continua ricerca sonora, rileggendo con
originalità pagine di Classica (The Chopin Project, disco uscito lo scorso anno
in condominio con la pianista, Alice Sara Ott), descrivendo la bellezza della
natura in inverno (For Now I Am Winter del 2013) o delineando, attraverso orchestrazioni
e minimalismo pianistico, lo scorrere dei giorni e l’alternarsi della cupa
notte alla luce solare che scalda il giorno (…And They Have Escaped The Weight
Of Darkness).
Oggi, Arnarlds torna a casa sua, nei luoghi in cui è cresciuto e
in cui si è formato come artista, trasformandosi da batterista di un’oscura
band heavy metal a musicista raffinato e prolifico. Con Island Songs, infatti,
il compositore islandese, per sette settimane, ha raggiunto sette diverse
location della sua terra natia, dove insieme ad alcuni artisti locali ha
eseguito sette “canzoni”, registrate in presa diretta e documentate in tempo
reale attraverso dei video girati dal regista Baldvin Z. L’intero progetto lo trovate
sul sito www.islandsongs.is, dove
potrete esplorare la mappa delle località visitate e guardare i filmati delle
esecuzioni. Island Songs è, dunque, un’opera multimediale, nata da un viaggio
che è contemporaneamente memoria e scoperta, in cui la forza evocativa della
terra dei ghiacci, visivamente potente per la sua vicinanza all’imperscrutabile
grandezza di Dio, trova qui una dimensione più intima e malinconica, raccontata
attraverso il minimalismo di piccole chiese, abitazioni modeste, interni caldi
e famigliari e visi segnati da un’esistenza ordinaria. Pianoforte, archi e
ottoni sono gli strumenti che Arnalds usa per evocare un road movie interiore
fra le terre d’Islanda, la voce eterea di Nanna Bryndis (cantante degli Of
Monsters And Men, che compare in Particles), l’apice emotivo per sbriciolare il
cuore dell’ascoltatore. Mettete, dunque, sul piatto Island Songs, chiudete gli
occhi e provate a immaginare il maestoso respiro della piccola Islanda: anche
se non l’avete mai visitata, vi ritroverete persi nell’evocativa bellezza di
paesaggi senza tempo. Un brivido di freddo a intirizzirvi la pelle, un tepore
malinconico a riscaldarvi il cuore.
VOTO: 8
Blackswan, 12/11/2016
3 commenti:
Che bello! Chi è stato in Islanda può capire completamente la meraviglia di quei luoghi primordiali: il più bel viaggio che abbiamo mai fatto.
@ Lucien: e questo disco, caro Lucien, sarebbe stata una colonna sonora ideale.
MERAVIGLIA!!!
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