Ladies and gentlemen, from Barcelona, Tennessee: The
Excitements!
Una presentazione del
genere ci sta eccome. Questo fenomenale combo catalano capitanato dalla
vulcanica (e bellissima) cantante di colore Koko Jean-Davis è da un lustro che
azzera l’evidenza geografica che lo separa dalle città americane deputate, per
diritto di primogenitura, a preservare ed alimentare l’epopea della Soul Music.
Breaking The Rule, terzo capitolo della
loro discografia, bissa, per energia e qualità compositiva, l’omonimo esordio
del 2012 e soprattutto Sometimes Too Much
Ain't Enough l’album del 2013 che ha fatto degli Excitements una piccola leggenda
del Soul targato EU. Ecco allora un altro bel disco da aggiungere ai tanti
usciti nel 2016, un’annata davvero memorabile: Charles Bradley, Eli 'Paperboy'
Reed, The Heavy, Martha High, Marika Ling, Marta Ren & The Groovelvets, Men
Of North Country, Mavis Staples, Andre Williams, Ina Forsman, per citarne alcuni. Tutti artisti cui
viene dedicata, quando va bene, qualche striminzita recensione, e che, quindi, citare ogni
qualvolta si presenta l’occasione è doveroso. Provate ad ascoltare Action della Staples, Plenty Of Fish di Marika Ling oppure Hanging Loose della Forsman. Tutte canzoni
che tengono agevolmente il passo dei super-classici di Stax e Motown e contraddicono
la vulgata che vorrebbe un siffatto entusiasmante movimento relegato a poco più
della coda impazzita del corpo morente della Black Music più passionale e
autentica. Infastidisce e non poco questo graduale, sistematico, tentativo di
rimozione, in atto da almeno un decennio, da parte dei canali informativi
secondo i quali gli unici depositari della tradizione Black debbano essere gangsta-rapper
e hip-hopper dalla fedina penale tatuata sui bicipiti e sciami di starlette il
cui vero scopo, oltre ad intasare l’etere di roba inascoltabile, è quello di
arricchire chirurghi plastici, personal trainer e paparazzi. Labbra gonfie come
gadget della Michelin, zigomi da fare impallidire ET e il continuo,
studiatissimo, svolazzare di chiappe in favore dei flash mentre vengono giù da
Limousine lunghe quanto un isolato: ci si eccita di più davanti al banco frigo
del pollame.
Una vera follia perpetuata in nome del mainstream-a-tutti-i-costi,
pena chiudere baracca e burattini, cosa che naturalmente succederà, proprio a
causa di questo scellerato assunto. Mai visto un fan di Beyoncé con una
rivista musicale sotto braccio e mai se ne vedrà uno degli Excitements comprarne
una con lei in copertina. Comunque, chi ancora crede che la musica debba
rappresentare un’esperienza importante di arricchimento personale, come succede
nelle altre arti, troverà in Breaking The
Rule pane per i suoi denti: 35 minuti di scatenato, vibrante ed energico Soul
& R’n’B. I 12 pezzi che compongono la scaletta, pressoché perfetta, filano
via senza cedimenti, la Davis è un’interprete formidabile che desta l’attenzione
all’istante, la band le corre dietro mettendo su tutto il groove che le occorre
neanche fossero i Dap-Kings di Amy Winehouse e Sharon Jones. Applausi per tutti:
Albert Greenlight (chitarra solista), Adrià Gual (chitarra ritmica), Daniel
Segura (basso), Jordi Blanch (sax tenore), Nicolás Rodríguez-Jáuregui (sax baritono) e José Luis Garrido (batteria). Tra i momenti migliori The Mojo Train, Breaking the Rule, la title track in perfetto stile Otis Redding, Fire (cover di un pezzo del 1962 di Gino
Parks), la travolgente Everything Is Better Since You're Gone, oppure
lo strumentale di Lonnie Mack Chicken Pickin'
e l’anfetaminica versione di Back To
Memphis di Chuck Berry. Come scegli cadi bene con gli Excitements, hanno
memoria e non fanno nulla per nasconderlo, dei veri reazionari del Soul. E se ascoltandoli
ci verrà in mente più facilmente Wilson Pickett anziché la Disco più becera
degli ’80 ce ne faremo una ragione.
VOTO: 8
Porter Stout, venerdì 04/11/2016
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