I The Infamous
Stringdusters si stanno guadagnando, anno dopo anno, una posizione di rilievo
nell’ambito della musica roots, e per la precisione in quel movimento
innovativo (ma avversato dagli ortodossi di genere) definito progressive
bluegrass. Fondatisi nel 2005 grazie all’incontro fra Chris Pandolfi (banjo),
Andy Hall (chitarra resofonica) e Chris Eldridge (chitarra – Eldridge lascerà
la band nel 2007 per raggiungere Chris Thile nei Punch Brothers), tre studenti
della Berklee College of Music, gli Infamous Stringdusters si trasferiscono ben
presto a Nashville dove, dopo svariati cambi di line up, iniziano a incidere
come quintetto per la Sugar Hill Records. Cinque album in studio, con ottimi riscontri,
sia a livello di critica che di vendite, e poi il definitivo salto di qualità
avvenuto lo scorso anno con la pubblicazione di Ladies & Gentlemen, disco
che ha scalato le classifiche stautnitensi, non solo di genere. Prodotto dal
grammy-winner Chris Goldsmith, Ladies & Gentlemen nasceva dall’idea del
quintetto di misurarsi con dodici delle figure femminili più interessanti del
panorama roots americano (Nicki Bluhm, Mary Chapin Carpenter, Jen Hartswick,
Sarah Jarosz, Claire Lynch, Aofie O’Donovan, Joan Osborne, Joss Stone, Sara
Watkins, Abigail Washburn, Lee Ann Womack and Celia Woodsmith), ciascuna delle
quali è stata chiamata a misurarsi con una canzone originale, scritta per
l’occasione dalla band. A prescindere dagli ottimi riscontri di vendita, quel
progetto fece parlare molto la stampa statunitense, tanto che i The Infamous
Stringdusters si sono ritrovati al centro dell’attenzione e oggetto di paragoni
con più insigni colleghi, quali gli Avett Brothers, i citati Punch Brothers o
gli Old Crow Medicine Show. Forse per cavalcare l’onda lunga del successo o
forse perché il momento creativo è davvero denso di idee, la band pubblica, a
distanza di nemmeno un anno, Laws Of Gravity, un nuovo disco di materiale
interamente originale. Chi pensa, però, che l’album sia composto da scarti del
precedente full lenght, si sbaglia di grosso. Laws Of Gravity è un disco
fresco, pimpante, divertente, molto più intriso di rootsy sound del precedente.
Interamente unplugged, con solo rari inserti di percussioni e pianoforte, le
tredici canzoni in scaletta rispettano la tradizione bluegrass, pur
screziandosi di riflessi blues e soul. Se da un lato, la band mette al servizio
dell’esecuzione dei brani una tecnica cristallina (ascoltare la pulizia di
tocco nello strumentale adrenalinico di Sirens o la complessità armonica nel
manifesto prog di Black Elk), dall’altro, la ricerca della melodia è costante,
finendo per lambire il pop in brani dal straordinario appeal, come Vertigo e,
soprattutto, Gravity, candidata fin da ora al podio della canzone bluegrass più
bella dell’anno. In definitiva, si può dire che Laws Of Gravity rappresenti una
sorta di approdo per la carriera dei The Infamous Stringdusters, che dopo dieci
anni di attività possono essere considerati, a buon diritto, dei veterani del
genere. Non siamo però di fronte a un gruppo che, nonostante tutti i
riconoscimenti ricevuti, si sente già arrivato: in questo disco, infatti, non
ci sono solo belle canzoni e talento musicale, ma anche quella voglia di
innovazione e cambiamento che mantiene viva la tradizione bluegrass e che è il
marchio di fabbrica di una band coi fiocchi.
VOTO: 7,5
Blackswan, mercoledì 11/01/2017
Nessun commento:
Posta un commento