Chuck Berry: Saint Louis 18/10/1926 - 18/03/2017 |
Nel 1958, Chuck Berry,
figlio artistico di Muddy Waters e da questi sponsorizzato urbi et orbi, ha in
testa di scrivere una canzone che racconti una storia di povertà, rock'n'roll e
emarginazione. E' la storia del suo amico Johnny Johnson, pianista con cui, a
Saint Louis, Chuck aveva condiviso anni di apprendistato. L'idea c'è, il testo
anche. Manca un titolo, che però potrebbe essere semplicemente Johnny. Poi,
Chuck ripensa alle proprie origini, ad anni passati a sbarcare il
lunario e gli viene in mente la strada di Saint Luis in cui nacque, Goode
Avenue. Johnny Goode era un buon titolo, ma mancava ancora qualcosa: una
scintillante B. inserita fra nome e cognome avrebbe dato ritmo all'intera
canzone. Canzone, che ebbe effettivamente un successo epocale ed è considerata
universalmente l’archetipo della canzone rock, anche se il riff di chitarra era
ripreso nota per nota da Ain't That Just Like A Woman di Louis Jordan, uno
dei padri fondatori del blues e del jazz. Casualità? No, plagio, e pure grosso
come una casa. Tuttavia, tra i grandi bluesman del passato era consuetudine
rubarsi vicendevolmente i riff, e la cosa, invece di dar vita a lunghe beghe
giudiziarie, era considerata un vanto per l'artista copiato, che acquisiva così
una splendida aurea di autorevolezza. Non fu invece dello stesso avviso
Johnny Johnson che, nel 1991, intentò vanamente una causa nei confronti di
Berry, colpevole, a suo dire, di non averlo mai ripagato adeguatamente per
l'aiuto e l'ispirazione dati nella composizione di molti successi (tra i quali,
ovviamente, Johnny B. Goode).
Blackswan, domenica 19/03/2017
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