I canadesi
Sadies sono entrati raramente nei radar della critica specializzata italiana,
rimanendo, per quanto riguarda il nostro paese, solo oggetto di (stra)culto. In
patria e negli States, invece, si sono creati nel corso degli anni un discreto
seguito di fans, e da sempre godono della stima di molti colleghi che animano
la locale scena roots (primi fra tutti i Blue Rodeo). Originari di Toronto e in
circolazione dal 1998, i Sadies hanno all’attivo dodici album, che diventano
circa venti se si tiene conto anche di quelli pubblicati in condominio con
artisti del calibro di Neko Case, Andre Williams, John Langford, Gord Downie e
John Doe. Arrivata, dunque, al dodicesimo full lenght in studio, la band
composta dai fratelli Dallas e Travis Good, voci e chitarre, da Sean Dean
(basso) e da Mike Belitsky (batteria) conferma la peculiarità che da sempre la
contraddistingue, e cioè quella di un suono che, pur essendo ben inserito
nell’ambito country rock, è capace di numerosi eclettismi, deragliando spesso
verso generi altri, quali il folk, il surf, la psichedelia e il garage.
Registrato in due anni nel seminterrato della casa dei genitori dei fratelli
Wood, Northern Passages non si discosta dalla consueta formula, in cui vengono
alternate morbide ballate a brani decisamente più ruvidi. Un binomio, questo,
con cui appunto si apre il disco: l’iniziale Riverview Fog, infatti, è una
ballata folk calda, dolce e bucolica, i cui incastri vocali possono richiamare
alla mente i CS&N, mentre la successiva e rumorosa Another Season Again ci
strattona in una cruda dimensione decisamente rock. I Sadies, oltre a essere
musicisti tecnicamente ineccepibili, sono molto bravi anche a mischiare le
carte in tavola, senza tuttavia mai perdere la bussola. Il quadro d’insieme,
infatti, resta solido, nonostante una proposta eterogenea che assembla con
mestiere melodie dagli echi brit-invasion (There Are No Words), lo spaghetti
western della strumentale The Noise Museum, il groove alla Son Volt di
Questions I’ve Never Asked o i cromatismi chitarristici di Elements Song, che
coi suoi cinque minuti abbondanti è il brano più lungo di un lotto, le cui
canzoni, solo in rari casi, superano i tre minuti. Fra queste ultime, svetta la
splendida It’s Easy (Like Walking), un morbido mantra in chiave Wilco, che vede
il cameo di Kurt Vile e che entra in testa alla velocità della luce grazie a un
ritornello killer. Northern Passages è, dunque, l’ennesima conferma di una band
di veterani che viaggia ormai con il pilota automatico: non c’è nulla di
davvero sorprendente, ma il loro mestiere, i Sadies, lo sanno fare benissimo.
VOTO: 6,5
Blackswan, martedì 07/03/2017
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