L’intro di
cinquanta secondi posta a inizio scaletta è lo specchio fedele di ciò che si
ascolterà nelle successive dieci canzoni. Come un Giano Bifronte, infatti,
Daniels esplicita le due anime musicali con convivono nel disco: il lato più
roots, legato alla tradizione country blues, e quello elettrico, che prende la
forma di un rock basico e vibrante. Cinquanta secondi utili per capire anche
quale sarà il cuore della narrazione: “canzoni
che” come dice lo stesso songwriter texano” raccontano pezzi della mia vita”. Bible On The Dash, secondo full
lenght dopo Backroads & Moonshine, uscito lo scorso anno, è dunque una sorta
di autobiografia in musica, in cui Daniels torna sul proprio passato, sugli
anni della crescita, sugli affetti, gli amori finiti e gli struggimenti che ne
sono derivati. Un racconto fatto con il cuore in mano, senza artifici,
utilizzando la Bibbia, come gancio simbolico per raccontare le proprie radici,
le tradizioni della propria terra, di quel Texas, cioè, dove Casey è nato (a
Denison, cittadina situata a cento chilometri a nord di Dallas) e che ha girato
in lungo e in largo, guadagnandosi a suon di concerti una meritata visibilità.
Attraverso quelle immagini ovvie, ma parimenti ricche di suggestioni, che
segnano l’immaginario collettivo dell’America rurale (non solo la bibbia, ma
anche le highways, la birra, i cowboys, etc.) Daniels inanella un filotto di
canzoni dirette e diritte, senza fronzoli, prevedibili nel loro svolgimento
classicissimo, eppure attraversate da un’urgenza comunicativa commovente. Un
disco di rock americano che più americano non si può, in cui si alternano
vibranti zampate elettriche (l’hard rock di Throwdown, il southern di Highway
19), brevi deviazioni dalla strada maestra (la declinazione del cantato in
chiave rap nell’ottimo mid-tempo di Modern Day Cowboy), e confessioni
elettroacustiche di ballate chitarristiche che spingono lo sguardo verso
l’orizzonte dei ricordi (la title track e Drink Beer In Heaven). Affiancato da
una band che guarda al sodo e all’occorrenza sa anche picchiare senza scrupoli
(Josh Lester al basso, Cody Jackson alla chitarra e Abel Soto alla batteria),
Daniels sforna un disco di canzoni che, pur consolidate sui canoni di una
tradizione ben nota agli amanti dell’Americana, riescono tuttavia a convincere
per un surplus di sincerità che il vero elemento distintivo di Bible On The
Dash. Ciò che resta a fine ascolto sono emozioni, risapute ma vere.
VOTO: 7
Blackswan, lunedì 01/05/2017
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