La grandezza di
Paul Weller è un dato di fatto incontrovertibile, e non bastano un pugno di
dischi non proprio riusciti (l’ultimo, il confuso Saturns Pattern di due anni
fa) a offuscarne la gloria. Tuttavia, per mettere a tacere le male lingue che
descrivevano il modfather in netto calo di ispirazione, era necessaria una
piccola rivoluzione, un colpo da fuoriclasse che dimostrasse come certi
campioni, anche se hanno qualche anno in più sul groppone (per Paul, a maggio
2018, saranno sessanta), possono sempre decidere le partite che contano. A Kind
Revolution è in tal senso un gioco di prestigio, un numero d’alta scuola con
cui Weller sciorina tutto il repertorio di una straordinaria carriera, chiamando
la standing ovation di tutto lo stadio, avversari compresi. Non manca, dunque,
la consueta miscela di rock, soul e funky, né la complessità di certi
arrangiamenti che mai come oggi, però, suonano snelli e ficcanti. E poi, ci
sono, soprattutto, le canzoni, tutte notevoli, e alcune talmente belle che il
primo termine di paragone che viene in mente è quello di un certo Stanley Road.
In tal senso, due straordinarie ballads, Long Long Road e The Impossibile Idea,
riproducono il meglio di quel songwriting in equilibrio tra echi beatlesiani e
influenze soul che da sempre rappresentano il marchio di fabbrica di Weller. Il
disco, pur imboccando percorsi già noti, suona vario ed efficace per tutta la
sua durata, sia quando il modfather imbraccia la chitarra elettrica con la
grinta dei bei tempi (il r’n’b in acido della spettacolare Woo Se Mama, lo
scatenato wah wah di Satellite Kid), sia quando ricama dissonanze elettroniche
in chiave psichedelica (Nova), sia quando chiama a fianco a sé la tromba di un
redivivo Robert Wyatt nel funky soul di She Moves With The Fayre o tenta un
riuscito azzardo dance con la complicità di Boy George (la sciccosissima One
Tear). A Kind Revolution , dunque, non solo è uno dei dischi più belli
ascoltati quest’anno, ma è probabilmente la miglior prova della carriera più
recente di Weller. Il quale, con questa rivoluzione gentile, dimostra per
l’ennesima volta di essere uno degli artisti più seminali e influenti del
panorama britannico e, soprattutto, di aver davanti a sé un luminoso futuro. A
dispetto dell’età che avanza.
VOTO: 8
Blackswan, sabato 17/06/2017
3 commenti:
Per fortuna la conferma di un vero talento che riemerge. :)
Weller sempre al top!
@ Seddy: artista straordinario per tutto il corso della sua evoluzione, dagli albori Jam alla rivoluzione gentile. E se Weller ti fa impazzire, segnati Ritual Street degli Stone Foundation, disco ucito quest'anno, in cui produce e suona.
Street rituals, scusa.
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