E’ durata la
bellezza di cinque anni la gestazione del primo album sulla lunga distanza dei
texani Cigarettes After Sex. Il gruppo di El Paso, infatti, era già balzato
agli onori della cronaca nel 2012, quando aveva pubblicato un Ep dal laconico
titolo I. Da quel momento, la band ha pubblicato meno di una manciata di
singoli e si è concentrata, invece, sul primo full lenght, uscito il mese
scorso via Partisan Records. Un lavoro lungo, di cesello, necessario a
perfezionare un suono in bilico fra dream pop e shoegaze, che ha tra le sue
fonti d’ispirazione gli scozzesi Cocteau Twins (intesi più come nume tutelare)
e soprattutto Mazzy Star e Slowdive, due dei maggiori interpreti del genere
durante gli anni ’90. Non certo un suono nuovo (ormai il passatismo è più che
una moda), quindi, ma rielaborato con gusto dal leader Greg Gonzales (voce,
chitarra e produzione) e dai suoi sodali (Phillip Tubbs alle tastiere e
chitarra elettrica, Randy Miller al basso e Jacob Tomsky alla batteria) che
hanno affinato un repertorio di canzoni lente, sognanti e dolcemente
nostalgiche. Peculiarità della band sono, infatti, melodie al limite del
torpore, testi malinconici che trattano d’amore in tutte le sue sfaccettature,
un mood crepuscolare, ma non gotico, e soprattutto la bella voce androgina del
leader, il cui timbro suona clamorosamente femminile. Chi ha amato la stagione
del dream pop troverà nelle dieci canzoni in scaletta (per la durata
complessiva di circa cinquanta minuti) più di un motivo per essere soddisfatto.
Tutti gli altri, invece, è probabile che faranno più fatica a entrare in
sintonia con la scaletta: servono parecchi ascolti prima di assimilare il
concetto e alla fine, una certa ripetitività di fondo, induce a più di uno
sbadiglio. Troppe sigarette, si sa, fanno male alla salute.
VOTO: 6,5
Blackswan, sabato 22/07/2017
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