La vera
rivoluzione è che i Gov’t Mule, dopo ben quattro anni, sono tornati in studio a
registrare. Era, infatti, da Shout! del 2013 (anomalo doppio con una valanga di
ospitate), che la band capitanata da Warren Haynes non usciva con del materiale
nuovo. Nell’ultimo periodo, infatti, anche per celebrare al meglio il ventennale
di carriera, la band sudista aveva tirato fuori dal cilindro alcune chicche per
fan incalliti: vecchio materiale inedito e rimasterizzato (The Tel-Star
Sessions del 2016 ) e alcuni funambolici live, che tributavano il loro
personale omaggio a Pink Floyd (Dark Side Of The Mule del 2014), a Rolling
Stones (Stoned Side Of The Mule del 2015) e, soprattutto, a John Scofield, con
l’imperdibile Sco-Mule (2014), registrazione di un concerto (pazzesco) del
1999. La novità del ritorno, dunque, mentre per il resto, invece, nulla di
nuovo sul fronte occidentale: il Mulo continua a confermarsi una macchina da
guerra, capace di alternare straordinarie esibizioni dal vivo a dischi in
studio di qualità eccellente. La consueta miscela è riproposta anche in
Revolution Come…Revolution Go, le cui dodici canzoni (diciassette nella deluxe
edition) pescano da un calderone ribollente di southern, hard rock blues, soul,
funky e jazz. Come sempre, i brani superano abbondantemente il consueto
minutaggio della rock song classica e come sempre Warren Haynes (chitarra e voce),
Matt Abts (batteria), Danny Louis (tastiere) e Jorgen Carlsson (basso) portano
in studio la loro predisposizione naturale alla jam, sbrigliando gli strumenti
finché c’è fiato e il fisico regge. Un disco solido e classicissimo, che
alterna ringhi hard rock (Stone Cold Rage), blues alla Ac/Dc (Drawn That Way),
ammiccamenti funky (Sarah, Surrender), lunghe digressioni jazzy (la title
track), ballate dall’anima profondamente soul (Pressure Under Fire) e, strano a
dirsi, un solo duetto, con Jimmie Vaughan, ospite nel rock blues sornione di
Burning Point. C’è spazio anche per la psichedelica Thorns Of Life, quasi nove
minuti in cui la band si fa più elusiva e sperimentale. Un piccolo scarto
rispetto a una scaletta che per il resto consolida la tradizione della miglior
jam band in circolazione. Meglio lasciare le rivoluzioni a qualcun altro,
allora, perché la musica dei Gov’t Mule è, invece, immutabile nella sua
certezza di qualità. Un sapore antico e genuino, che però non stanca mai.
VOTO: 7
Blackswan, giovedì 06/07/2017
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