Riceviamo dalla nostra freelance
Cleopatra e integralmente pubblichiamo
"Sconfitto io? Non mi pare
proprio".
Questa
è l'analisi succinta - in epoca di social, potremmo definirla da Tweet- del
nostro ex Premier Renzi, a pochi giorni dalla batosta elettorale. Una risposta
scontata, sbrigativa, in linea con l'arroganza del segretario di un partito
ormai in stato agonizzante, ridotto poco più che a un manipolo di lacchè e
baciapile. La spocchia si conferma essere il tratto distintivo della galassia
renziana riluttante, per lo più, a ogni più elementare forma di autocritica.
Renzi e i suoi accoliti incassano con la consueta strafottenza l'ennesima
sconfitta e nulla pare turbare i sonni del segretario, neppure il fatto che
roccaforti rosse come Pistoia o Sesto San Giovanni (la Stalingrado d'Italia),
siano finite nel bottino del padrone di Dudù e dell'uomo delle ruspe. E neanche
l'astensionismo, indiscutibile fenomeno delle tornate elettorali di questi
ultimi anni, pare oltremodo impensierirli. Ora, se la coerenza fosse il
contrassegno caratteriale del nostro Matteo, la rottamazione, che tanto ha
invocato e auspicato per i parrucconi della politica e, da ultimo, per i gufi e
i professoroni, dovrebbe investire proprio il segretario del Partito
Democratico. Renzi non è altro che il prodotto di una carriera politica
costruita nel segno della ambizione personale più sfrenata che poco o nulla ha
realizzato in difesa dei lavoratori e delle classi socialmente più deboli. Il
suo Pd si è fatto portavoce di interessi che non favoriscono la lotta alla
corruzione, ai clientelismi e ai conflitti di interessi. Al contrario, si è
posto come baluardo delle lobby di potere, quelle stesse che hanno ridotto la
generazione dei giovani lavoratori dai 1.000 euro al mese di una volta, ai 5.000
euro all'anno. Se questo è lo sciagurato risveglio che Renzi e il suo Pd ci
hanno riservato, sarebbe il caso di prendere in seria considerazione l'idea di
mandarli a casa. Definitivamente.
Cleopatra,
lunedì 03/07/2017
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