Se Blonde On Blonde, come
sostiene gran parte della critica, sia davvero il miglior album di Dylan, non
spetta noi dire. Resta il fatto che siamo nel maggior momento della creatività
del menestrello di Duluth, il quale, l’anno prima, ha dato vita alla
controversa svolta elettrica di Newport e ha pubblicato un album altrettanto
epocale quale è Highway 61 Revisited. Di certo, Blonde On Blonde, si ricorda perché
è il primo doppio album della storia, perché vi suonano fior di musicisti (oltre
ad Al Kooper anche quelli che poi comporranno The Band) e perché in scaletta si
susseguono un filotto di canzoni (I Want You, Visons Of Johanna, One Of Us Must
Know, Just Like A Woman) che il tempo certificherà poi come autentici
capolavori. Rifare un disco dall’inizio alla fine non è cosa facile, perché il
paragone con l’originale può essere esiziale anche per le band più rodate. Gli
Old Crow Medicine Show, invece, riescono in quella che possiamo definire una
vera e propria impresa: risuonare dal vivo uno dei dischi più seminali della
storia, uscendone a testa alta e da autentici mattatori. Nessuna operazione di
copia-incolla, la strada migliore per evitare figura barbine, ma una rilettura
originale, possente, trascinante. Se da un lato si percepisce sommo rispetto
verso la figura più eminente del rock a stelle e strisce, dall’altro, questo splendido
tributo non resta ancorato alla mera devozione filologica. L’approccio
jammistico della band, gli accenti talvolta bluegrass, e in altri casi, leggermente più rock, gli arrangiamenti scintillanti, fanno di questo tributo,
registrato nelle serate del 12 e 13 maggio 2016 presso il CMA Theatre di
Nashville, uno dei live più trascinanti e coinvolgenti che abbia ascoltato
negli ultimi anni. Il mood aspro e puntuto di certi brani viene arrotondato,
reso meno ispido, ma l’epica dylaniana rimane intatta e canzoni come Just Like
A Woman (impossibile non commuoversi per l’emozione), Sad Eyed Lady Of The
Lowlands e One Of Us Must Know sono senza ombra di dubbio le migliori cover che
di quelle canzoni potrete ascoltare. Un disco imperdibile, il migliore della
carriera degli OCMS, che saprà coinvolgervi dalla prima all’ultima traccia.
Siate o no fans di Dylan.
VOTO: 8
Blackswan, sabato 08/07/2017
2 commenti:
Il loro coraggio sconfina nella sconsiderazione, ma con ottimi risultati.
Considerata la ormai più che decennale morte artististica del diretto interessato, è bello che qualcun altro porti avanti la sua produzione, anche con il rischio di cadere nell'ambito della tribute band.
Per noi comuni mortali, 50 anni sono un tot di tempo. Chissà se il buon Robert ha già provveduto alla ricongiunzione contributiva per la sua posizione pensionistica.
Bravissimi OCMS.
@Granduca: mon ami, questo è un disco spaziale, non solo perchè le canzoni sono tutte meravigliose, ma perchè c'è gioia nel riproporle. Particolare che fa la differenza :)
Un abbraccio
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