Bobby Fitzgerald (voce e violino),
Andrew VanVoorhees (basso e cori), James Gwyn (washboards), Jeff “Horti”
Hortillosa (voce e chitarra) e James Bookert (banjo): questi cinque simpatici
cialtroni altro non sono che i Whiskey Shivers, una delle proposte più
interessanti (ed estreme) in ambito roots music. Loro arrivano da Austin
(Texas) e sono insieme dal 2009, data dalla quale hanno iniziato a masticare la
loro versione politically incorrect del genere bluegrass. Hanno già all’attivo
un paio di album (Rampa Head del 2012 e l’omonimo Whiskey Shivers del 2014),
che hanno fatto molto parlare la stampa specializzata, perché questa band, non
ci vuole molto a capirlo, è composta da gente completamente fuori di testa.
Tanto che la critica per cercare di inquadrare la loro proposta ha coniato il
termine di trashgrass. Un nome, un programma. Una breve occhiata al loro sito e
un rapido ascolto di questo ultimo, divertentissimo, Some Part Of Something
chiarirà velocemente le idee: i Whiskey Shivers sono sboccati (nella loro
pagina vi salutano con un bella foto di culi al vento), provocatori (tra il
merchandising troverete la maglietta per donne incinta “whiskey fucking shivers”),
sboccati (in scaletta un brano, niente male peraltro, intitolato Fuck You, che
suggerisce testi un filo sopra le righe), irriverenti (la loro cover di Friday
I’m In Love dei Cure è uno sberleffo ai canoni tradizionali del pop) e beffardi
(il video del singolo Cluck Ol’En sfotte il genere horror e ha un finale
spassosissimo). Di texano, a parte la provenienza, i Whiskey Shivers non hanno
proprio nulla: Some Part Of Something fonde il classico suono degli Appalachi e
la cultura musicale dell’America più rurale con un’urticante attitudine punk e
una travolgente energia da rock’n’roll band. Tanto per capirci, brani come No
Pity In The Rose City, Reckless, la citata Friday I’m In Love o Angelina Baker sembrano
suonati da degli Avett Brothers strafatti di anfetamine. A prescindere,
tuttavia, dal dato meramente goliardico, quel che conta, alla fine, è che i
Whiskey Shivers sono musicisti tecnicamente sopraffini, che si approcciano con
filologico rispetto al suono bluegrass (usano anche la washboard) e che suonano
a una velocità supersonica senza mangiarsi una nota. Perfetti per una serata
all’ultima pinta.
VOTO: 7
Blackswan, giovedì 17/08/2017
Nessun commento:
Posta un commento