Josh
Homme e i suoi QOTSA compiono 20 anni, scriverlo fa un certo effetto,
sembra ieri quando uscì l’omonimo debutto che mitigò l’ira di quanti non
presero bene lo scioglimento dei Kyuss. Due decadi piene di
soddisfazioni che hanno visto la band californiana centrare tutti gli
obbiettivi possibili e immaginabili, sia sul versante artistico,
realizzando uno dei capolavori del nuovo secolo (Songs For The Deaf)
che, più prosaicamente, su quello commerciale. Un connubio
complicatissimo da costruire negli anni in cui il Rock ha avuto
decisamente la peggio sotto la dittatura esercitata dall’industria del
mainstream. Oggi i QOTSA sono quindi, a buon diritto, delle star
popolarissime ed apprezzate anche tra il pubblico più generalista
proponendosi come una moderna versione delle band storicizzate che ben
sapevano coniugare grande musica e business.
Villains è il settimo capitolo della discografia dei Queens e arriva quattro anni dopo il fortunato …Like Clockwork,
il loro album di maggior successo al botteghino. Anticipato unicamente
da una sconclusionata video-intervista con Josh Homme attaccato alla
macchina della verità, il disco si compone di nove brani che presentano
poche novità rispetto agli ultimi lavori. A sorprendere sono piuttosto
l’assenza di ospitate prestigiose e la scelta del produttore, il
collezionista di Grammy Mark Ronson (da Nikka Costa a Lady Gaga passando
per Amy Winehouse), che tuttavia non condizionano il clima generale del
disco. La band infatti timbra il cartellino offrendo all’uditorio un
sound istituzionalizzato e super collaudato in linea col feeling che
lega tutti i loro album: l’inimitabile voce di Homme, le chitarre
onnipresenti, ora incendiarie e appena dopo talmente rilassate da
rasentare l’indolenza, le ritmiche, capaci di irretire anche il fruitore
più distratto. Materiale sonoro quindi non originalissimo che comunque
convince sempre più ad ogni nuovo ascolto, fatto questo che la dice
lunga sulla statura raggiunta dalla band. Insomma, come i fuoriclasse
dello sport capaci di portare il risultato a casa anche in quelle
giornate in cui non tutto funziona a meraviglia. Almeno un paio i brani
da aggiungere alla lista degli standard della band: The Way You Used to Do (primo singolo estratto) e The Evil Has Landed,
elettrizzante cavalcata Punk’n’Roll con la chitarra di Troy Van Leeuwen
in grande spolvero e un finale da urlo. Belle anche l’opening track, Feet Don’t Fail Me, quasi un siparietto pubblicitario per chi non avesse mai ascoltato i QOTSA, e Fortress,
ballata dalla vena compositiva coinvolgente che conferma il talento
naturale di Josh Homme nello scrivere melodie forti e accattivanti. Per
il resto tanto mestiere e qualche numero che rasenta il Pop più scipito
(la fastidiosetta Hideaway) così da giustificare la parcella di Ronson. Villians,
pur essendo lontano dagli splendori degli esordi, è un disco solido e
ben suonato che compensa generosamente il tempo dedicato ad ascoltarlo.
VOTO: 7
Porter Stout, giovedì 07/09/2017
2 commenti:
Copertina bellissima.
Non l'apice della loro carriera, però un disco che suona parecchio figo.
E iddio solo sa quanto il rock oggi abbia bisogno di dischi fighi. :)
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