“Scriviamo canzoni solo per far ballare le ragazze”.
Il senso di tutta una carriera, inutile girarci intorno, risiede
proprio in questa affermazione di Alex Kapranos, risalente agli esordi
del gruppo. Una dichiarazione d’intenti, questa, realizzata fin dal
folgorante debutto del 2004 (Franz Ferdinand) e riproposta, poi, nel corso degli anni, con minimi scarti rispetto alla matrice originale.
Bravi
ad accodarsi con furbizia (e intelligenza) all’onda lunga del revival
post punk, Kapranos e soci, senza inventare nulla di nuovo, hanno
plasmato nel tempo un suono figlio di tanti genitori (Talking Heads,
Gangs Of Four, etc.), ma riproposto con una freschezza e un entusiasmo
festaiolo che li ha giustamente esposti mediaticamente all’attenzione di
critica e pubblico. Un percorso, il loro, tutto sommato riuscito,
nonostante ogni disco replicasse il concetto base, con giusto qualche
leggera deviazione dalla strada principale (la breve deriva dub di
Blood).
Non
hanno mai sbracato, i Franz Ferdinand, e anzi il discreto Right
Thoughts, Right Words, Right Action (2013) e la brillante collaborazione
con gli Sparks, benedetta in FFS (2015), faceva pensare a una band
ancora in buona salute e capace di qualche ulteriore interessante
guizzo. Nel frattempo, però, Nick McCarthy (chitarra e tastiere) se ne è
andato (è stato sostituito da Dino Bardot alla chitarra e Julian Corrie
alle tastiere), lasciando la band orfana di quel surplus di inventiva e
ispirazione che fino a oggi aveva fatto la differenza e tenuto in piedi
la baracca.
Sarà un caso (francamente non credo), ma Always Ascending
risente molto della mancanza di McCarthy proprio a livello compositivo
(il suono, quel suono, resta più o meno lo stesso), che è il punto
debole di un disco che risulta privo di canzoni degne di futura memoria.
Non è cambiato il menù e la proposta è più o meno la stessa: una
miscela, altre volte risultata vincente, in cui convivono anni ’80,
funk, brit pop, new wave, tutti elementi che, nello specifico, vengono
tenuti insieme da un collante più marcatamente dance rispetto al
passato.
L’impressione,
però, è che a essere cambiato sia il cuoco, perché le pietanze
risultano piuttosto insipide, e anche la maggiore spinta sui suoni
elettronici, che dovrebbe essere il valore aggiunto di questa nuova
scaletta (c’è lo zampino di Philippe Zdar – leggi anche Cassius e
Phoenix), aggiunge poca sostanza a idee già note. Un disco fighetto e
stiloso, e questo si poteva immaginare, ma anche effimero e privo di
quel tiro che in passato ci aveva lasciato a bocca aperta.
Tra groove funky risaputi (Lazy Boy), ballate tanto impostate quanto algide (The Academy Award), bigiotteria synth pop anni ‘80 (Lois Lane, Glimpse Of Love) e tamarrate senza senso (la terrificante Huck And Jim), la cosa migliore del disco risulta il singolo Feel The Love Go,
esplicito invito al dancefloor, a cui un bel assolo di sax in coda
regala il primato nel podio degli high lights del disco. Un po’ poco
davvero per un ritorno che, senza voler essere eccessivamente punitivi,
potremmo definire semplicemente prescindibile.
VOTO: 5,5
Blackswan, domenica 11/02/2018
10 commenti:
Piace da morire ! :)
Ho iniziato proprio ora ad ascoltarlo. Cerco di non essere prevenuto nonostante il tuo post, ma con l'ospitata da Fazio sento già puzza di bruciato! :)
Ti prego, se puoi, togli i disegni di verifica per i commenti: sono insopportabili e scoraggiano.
A un primo ascolto non mi ha convinto molto.
Anche a me è sembrato abbastanza prescindibile.
The Academy Award però non mi sembra male...
@ ReAnto: Davvero? A me è piaciuto davvero poco.
@ Lucien: Non dipende da me e non ho idea di come si faccia a toglierli. Indago e ci provo.
@ Marco: Un passo indietro rispetto al bel disco con gli Sparks. Un lavoro debole e senza idee.
Vai in design >>> impostazioni >>> post, commenti e condivisione e poi sulla destra cambia da "no" a "sì" la voce mostra test di verifica.
@ Lucien: Fatto. Sperem.
Concordo al 100% su tutto quello che hai scritto. Mi erano piaciuti soprattutto i primi 2 album poi anche il terzo e i quarto li ho trovati gradevoli anche se meno d'impatto. Questo nuovo al momento mi ha decisamente deluso. Anch'io non pensavo che una defezione dell'originale line-up non avrebbe influito sul song writing e invece..
@ Euterpe: ciao Euterpe! E' un piacere ritrovarti! Disco modesto, purtroppo, e cocente delusione. Anticamera dello scioglimento?
Posta un commento