Conclusasi
la straordinaria avventura con i Creedence Clearwater Revival, la
carriera solista di John Fogerty assume un andamento altalenante e
discontinuo. Altalenante, perché, fermo restando l’autorevolezza di uno
dei musicisti più amati e rispettati di sempre, i dischi del rocker
californiano non sempre sono all’altezza della sua nomea. L’inutile The
Blue Ridge Rangers (1973) è seguito dal discreto John Fogerty (1975),
nel quale viene recuperata un po' di grinta del passato e compaiono un
paio di spunti notevoli, quali Rockin’ All Over The World e Almost
Saturday Night.
Centerfield
(1985), che tocca il cuore degli orfani dei Creedence con nove canzoni
fresche e grintose (ed è, probabilmente, il suo miglor album solista di
sempre), è seguito dal pessimo Eye Of The Zombie (1986), disco dal suono
sintetico e levigato, che si rivela anche un mezzo passo falso anche
dal punto di vista commerciale.
La
qualità, dunque, non è sempre centrata, ma anche le uscite, ecco il
motivo per cui parlavamo di andamento discontinuo, sono centellinate nel
tempo, con lunghe pause fra un disco e l’altro, che hanno spesso fatto
pensare a un ritiro definitivo di Fogerty dalle scene. Una scarsa
prolificità non dovuta certo a un calo d’ispirazione (nel suo buen
retiro in Oregon, il cantante scrive tantissimo), ma semmai a cagione di
una lunghissima causa per violazione del copyright intentata contro il
patron della Fantasy, Saul Zaenzt, e per la depressione conseguente
morte dell’amato fratello Tom, che decede per Aids, il 6 settembre del
1990.
Rifiutata
più volte l’ipotesi di riformare i Creedence, nel 1997, a distanza di
ben undici anni dal suo predecessore, Fogerty pubblica Blue Moon Swamp,
che pur non rappresentando il suo vertice artistico, è però un ritorno
al successo in pompa magna, accompagnato da un incredibile riscontro di
vendite in tutto il mondo e soprattutto da un Grammy Award vinto l’anno
successivo come miglior disco rock del 1997.
“The song remains the same”,
lo stile è inconfondibile, il “revival” continua a essere il carburante
nobile di uno swamp rock, divertito e divertente, che Fogerty incide
col bisturi affilato della sua chitarra essenziale e tagliente. La voce,
però, è diversa, più chiara e meno scorbutica, e le canzoni, non tutte
indimenticabili (Blue Moon Nights, ad esempio), posseggono un suono
scintillante, dovuto a un lavoro di produzione che fa sparire polvere e
ruggine in favore di un appeal decisamente radiofonico.
Un
disco comunque sincero e senza fronzoli, che sfodera tutta la grande
sapienza di Fogerty nel rileggere con accenti sudisti il classico suono
americano, quello delle radici rock’n’roll e country. Canzoni che fanno
battere forte il cuore dei fan dei Creedence, che nello swamp rock di BlueBoy (nomination ai Grammy Award per la miglior interpretazione vocale maschile), nel country caracollante dell’inziale Southern Streamline, nel rock blues dagli echi vagamenti hendrixiani di Rattlesnake Highway, nel rock quadrato di Walking In A Hurricane e in quello primitivo di Hot Rod Heart, rivivono i fasti gloriosi dei giorni migliori.
Dal
fortunato tour di promozione del disco verrà fuori il materiale per il
successivo Premonition (1998), uno straordinario disco dal vivo, in cui
un Fogerty in grandissima forma ripercorre l’intera carriera, tra
riproposizioni di vecchi classici targati CCR e nuove canzoni.
Nel
2017, Blue Moon Swamp, in occasione del ventennale, è stato
ripubblicato con un’inedita veste grafica (di gran lunga migliore
rispetto all’originale) e due bonus track che non aggiungono e tolgono
nulla alla qualità del disco.
Blackswan, martedì 06/03/2018
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