Che
 il 2018 sia un anno particolarmente interessante per quanto riguarda le
 uscite discografiche italiane, soprattutto se guardiamo lontano dal 
circuito mainstream, è un dato di fatto che viene avvalorato, mese dopo 
mese, dalla pubblicazione di dischi di grande qualità. Ulteriore 
conferma dell’assunto di cui sopra è l’uscita di Tieni Accesa La Luce, album d’esordio delle Ginger Bender, duo al femminile composto da Alessandra Toma e Jeanne Hadley.
Un
 debutto sulla lunga distanza, questo, che fin dal primo ascolto cattura
 l’attenzione per la coloratissima gamma di canoni espressivi 
utilizzati, per la freschezza delle soluzioni melodiche e per le 
indubbia capacità tecniche di queste due ragazze dal pedigree 
nobilissimo. Alessandra e Jeanne, infatti, si sono conosciute durante i 
loro studi jazz all’Accademia Internazionale Della Musica di Milano, 
hanno studiato percussioni africane presso il Maestro Lorenzo Gasperoni 
(produttore artistico del progetto) e hanno coltivano la comune passione
 per l’arte di strada, viaggiando in lungo e in largo per l’Europa 
(Grecia, Spagna, Finlandia), dove hanno esplorato nuove sonorità e si 
sono esibite con numerosi musicisti locali.
Tutte esperienze che sono confluite in Tieni Accesa La Luce,
 un caleidoscopio sonoro ricco e variegato che amalgama con originalità 
jazz, blues, funky, afro beat e quella tradizione musicale italiana anni
 ’30 e ’40, legata al cosi detto periodo dei “telefoni bianchi”.
 Un melange sfacciatamente vivace, che le Ginger Bender interpretano 
senza dare punti di riferimento, ma attraversando i generi guidate 
solamente dal gusto per l’improvvisazione e dall’istinto che 
contraddistingue i musicisti di razza (uno sguardo ai video postati su 
youtube dà la dimensione di quanto possano essere coinvolgenti le loro 
performance live).
Ritmiche
 complesse e mai lineari innescano l’interplay fra due splendide voci, 
mentre le chitarre “black addicted” sciorinano riff uncinanti in 
equilibrio fra funk e blues. Questo il mood prevalente delle otto 
canzoni in scaletta, levigate dalla sapiente produzione di Paolo Mei, 
che si ascoltano tutte d’un fiato, per mezz’ora di musica che soddisfa i
 palati degli ascoltatori più esigenti, quelli, cioè, che preferiscono 
deviare dalla main street, per cercare percorsi alternativi, meno 
battuti, ma decisamente più ricchi di suggestioni.
Non c’è un solo filler in Tieni Accesa La Luce, e tutte gli otto brani che lo compongono, se lo spazio lo consentisse, meriterebbero una citazione, a partire dall’iniziale Cumbia Negra,
 singolo che apre il disco sfoggiando una variopinta veste sudamericana 
sotto la quale si nascondono efficaci liriche dai connotati 
antimilitaristi.
Difficile, però, non menzionare almeno Che Mi Importa, libera reinterpretazione di quella Che Mi Importa Del Mondo
 scritta da Luis Bacalov e portata al successo da Rita Pavone nel 1964, 
le spezie reggae che insaporiscono la dolce melodia mediterranea di Mentre Dormivo e la strepitosa This Song,
 autentico gioiello che riscrive in quattro eccitanti minuti un piccolo 
abbecedario di black music, in cui vengono magistralmente sintetizzati 
funky, jazz, gospel e tecnica scat. Una canzone maiuscola che sigilla un
 disco inusuale e divertente, in cui ogni singola nota rifugge le 
consuete logiche, per mettersi al servizio di una brillante libertà 
espressiva. Fidatevi: ve ne innamorerete, come me ne sono innamorato io.
VOTO: 8
Blackswan, mercoledì 25/04/2018 

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