"Se
vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi. Mi sono
spiegato?" Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo)
Non è cambiato
nulla, almeno per il momento. E' passato più di un mese dalle elezioni e lo
scenario politico, da commedia plautina, pare assumere i tratti di una tragedia
euripidea. I protagonisti principali di questa "nuova"
rappresentazione sono sempre i soliti: Matteone da Rignano, meglio conosciuto
come lo pseudo dimissionario dalla segreteria del PD, si propone compiaciuto in
veste di attore artiflex.
Nel gergo
teatrale, Renzi è tutto: autore, regista, attore, scenografo e persino
costumista. Il monologo pare ormai essere il suo cavallo di battaglia.
Fieramente arroccato in un'opposizione a un governo non ancora nato, di
congedarsi dal palcoscenico non ne vuole proprio sapere.
Renzi esce dal
copione e diviene il copione stesso. Un talento ineguagliabile. Segue,
l'ottuagenario Silvietto, un vero imperatore della scena, un'autentica
macchina attoriale. L'ex Cavaliere si muove sul palco con la disinvoltura
degna di una star. In spregio alla sobrietà e al low profile che si convengono
a un condannato per frode fiscale, Silvietto capeggia niente meno che la
delegazione di Forza italia al Quirinale per le consultazioni con il presidente
Mattarella. Cosa ci faccia un condannato al Quirinale non è dato sapere.
Storie di
ordinaria follia italiana, ma riflettendo una spiegazione c'è. E' tempo di
riabilitazione per il leader di Forza italia (il 12 marzo al tribunale di
Milano è stata depositata un'istanza che, se accolta, potrebbe consentire la
decadenza degli effetti della legge Severino). Dunque, l'instancabile Silvietto
si porta avanti con il lavoro. E da assoluto protagonista qual è, continua ad
apparire per essere consacrato con la sua "arte" che è ormai divenuta
un evento fuori tempo.
Cleopatra, lunedì
09/04/2018
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