lunedì 28 maggio 2018

IL MEGLIO DEL PEGGIO





Che Luigi Di Maio e Matteo Salvini vengano dipinti dalla stampa estera come il dottor Peste e dottor Colera fa un po' inarcare il sopracciglio. Tanto più se l'Italia sia stata metaforicamente rappresentata da un'ape car, il cui guidatore fa il gesto dell'ombrello mentre si lancia da un burrone. Che piaccia o no ai nostri amici europei ed europeisti di ogni ordine e grado, Lega e Movimento 5 Stelle sono stati premiati dal consenso popolare con regolari elezioni, e se l'adagio latino "vox populi, vox Dei" ha ancora un significato, i Financial Times, gli Economist, i Frankfurter Allegemeine e tutti i detrattori del caso, se ne facciano una ragione. Ognuno per sé e Dio per tutti, verrebbe da dire. Ma il punto non è se un perfetto sconosciuto come il Premier incaricato, Giuseppe Conte, abbia "abbellito" il curriculum, prenda il taxi per recarsi al Quirinale o non abbia pagato il tesseramento al circolo dei Canottieri Aniene di Roma, notizia quest'ultima smentita dal sito Dagospia con tanto di scuse. Il vero focus della discussione è la paura di un cambiamento epocale, di una "primavera italiana" che fa tremare le vene ai polsi a tutti coloro che della conservazione hanno fatto la propria cifra stilistica. A cominciare dall'establishment, per finire a una classe politica ormai in avanzato stato di decomposizione. C'è voluta un'elezione per rivitalizzare gli animi sopiti. Persino il taciturno Mattarella pare essersi improvvisamente rianimato dal torpore acquiescente con cui ha accompagnato il "pontificato" di Sua Maestà Matteo da Rignano. Il nostro Presidente della Repubblica, da europeista irriducibile qual è, da una fase di proverbiale bonomia è divenuto improvvisamente un ciarliero bastian contrario. Il casus belli è la nomina del ministro Paolo Savona al dicastero dell'Economia. Tanto rumore perchè il candidato si è "permesso" di esprimere qualche perplessità sull'attuale concetto di Unione Europea, prediligendo la via di una discussione chiara con gli interlocutori europei e depurata dalla retorica pelosa che ha caratterizzato gli ultimi governi. La partita è tesa e il governo appeso a un filo. Intanto, prima di agitare inutili spettri, giudichiamo chi si appresta a governare dalle azioni. Il resto è aria fritta.

Cleopatra, lunedì 28/05/2018

1 commento:

Ezzelino da Romano ha detto...

Mattarella è arrivato ad un tale livello di superamento delle sue prerogative istituzionali da far impallidire il ricordo di Napolitano.
E ho detto tutto.