Jonathan Jeremiah ha confermato l’uscita del quarto album, Good Day,
su Pias per il 31 agosto, pubblicando contestualmente la title track
come primo assaggio. La canzone è stata ispirata dalla lettura di The Hero With A Thousand Faces di Joseph Campbell e intende riflettere “i
miei momenti più felici degli ultimi tre anni, tipo passeggiare con il
mio amico Ruben sull’Herengracht di Amsterdam. È il mio momento
‘quotidiano’ di felicità.”
Il
groove in levare della traccia è un’introduzione perfetta per un disco
che eclissa tutto ciò che Jonathan ha fatto fino ad ora. Mette in mostra
la rimarchevole profondità della sua arte, con la sua voce
meravigliosamente calda e pigra che intaglia melodie memorabili su
arrangiamenti straordinariamente sofisticati di Ben Trigg (The Heritage
Orchestra).
Traendo ispirazione da Serge Gainsbourg, Scott Walker, Richie Havens, John Martyn, Carole King e James Taylor, Good Day
rimane comunque ben lungi dall’essere una “capsula del tempo”
contraffatta. Si tratta piuttosto di Jonathan che ha identificato il
modo appropriato di presentare le sue canzoni e se c’è qualcosa che ha
imparato in questi anni è che “la musica è feeling. Quando metti
delle persone a suonare insieme, crei un feeling. Non riesco a vedere
nessun collegamento tra computer e feeling. I computer non respirano;
fanno calcoli.”
Good Day
è stato registrato ai Konk Studios di Ray Davies, descritto da Jonathan
– che ha anche prodotto il disco – come “un bellissimo ambiente in cui
mettere assieme sei o sette persone.” Non si è fermato lì: ha coinvolto
anche una sezione archi di 19 elementi e pure una sezione fiati. Tutti
in quella stanza.
“Ecco quello che sto cercando di catturare coi miei dischi,” ha spiegato. “Il suono delle persone quando stanno assieme…”.
Blackswan, domenica 13/05/2018
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