In
Australia (nazione da cui proviene la band, anche se il leader è
californiano d’origine) e negli States, John Butler è un nome
importante, uno di quelli che quando parte in tour fa il pienone
ovunque. Coadiuvato da Bryon Luiters al basso e di Grant Gerathy alla
batteria, il buon John costituisce, infatti, un trio che dal vivo dà il
meglio di sé. Basterebbe recuperare il doppio cd, Live At Red Rocks,
uscito nel 2011, per rendersi conto della caratura live (anche tecnica,
a dire il vero) del gruppo e di quanto siano coinvolgenti le loro
performance quando salgono su un palco.
Diverso
il discorso quando Butler entra in studio per registrare nuovo
materiale: se alcune canzoni del repertorio eseguite live acquisiscono
una inaspettata brillantezza, in sala di registrazione prevale una certa
piattezza a livello compositivo, un’attitudine un po' troppo furbetta
verso il mainstream e il passaggio radiofonico, e un po' di confusione
sulla strada da imboccare, visto il minestrone, non sempre saporito, fra
folk, rock, pop e qualche spruzzata di soul e funk.
Se
è vero che non si ricordano dischi imprescindibili della band (il live
citato poc’anzi è decisamente il migliore del lotto), è altrettanto vero
che il risultato finale di ogni pubblicazione resta nell’alveo di un
lavoro dignitoso e, perché no, se non si hanno troppe pretese, financo
divertente.
Sicuramente questo nuovo Home, uscito a distanza di qualche anno dal precedente Flesh + Blood,
non sposta di molto il consueto trend, se non per il fatto di essere
ancor più radiofonico dei precedenti. Il risultato complessivo è,
quindi, abbastanza deludente da un punto di vista creativo: a parte la
solita confusione d’intenti e un andamento assai altalenante, che non
riesce a creare coerenza fra generi e intensità, sono, infatti, davvero
pochine le canzoni che restano in mente (Coffee, Methadone and Cigarettes
su tutte), mentre quasi tutto il disco scorre fra momenti leccati e
decisamente zuccherini e una discreta dose di noia (vista anche
l’imponente lunghezza della scaletta, che sfiora l’ora).
Meglio
gustarseli dal vivo, dunque, dimensione sicuramente più congeniale al
gruppo, ed evitare, se possibile, questo Home, che si propone come un
disco non bruttissimo, ma sostanzialmente inutile. Ad ogni modo, venderà
benissimo, e questa è la cifra più evidente che contraddistingue il
songwriting di John Butler.
VOTO: 5,5
Blackswan, giovedì 25/10/2018
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