Mentre Silvietto
pensa che gli italiani siano fuori di testa perché non lo votano, a Strasburgo
volano torte in faccia. Capita che il premier Conte si trovi a doversi
spogliare del suo proverbiale aplomb e rispedire al mittente (il liberale belga
Guy Verhofstadt) l'offensivo epiteto di "burattino mosso da Salvini e Di
Maio". Un episodio avvilente che da' l'immagine plastica del clima
irrispettoso che ormai caratterizza la dialettica politica in generale.
Eppure tutta questa
acredine nei confronti del Movimento 5 Stelle fa riflettere. Vuoi per la stampa
non certo benevola, vuoi per un elettorato esigente, deluso dalla sinistra, e
che ora che si è ritrovato, suo malgrado, a votare il partito fondato da Beppe
Grillo. Vuoi anche per certe sortite non sempre condivisibili di Luigi Di Maio
e dai suoi collaboratori dettate spesso da scarsa avvedutezza e
improvvisazione. Fatto sta che in casa 5 Stelle tira un vento siberiano,
soprattutto dopo la scoppola delle elezioni abruzzesi.
È di tutta
evidenza che la base, la cosiddetta ala dura del movimento, guardi con una
certa preoccupazione l'invincibile armata leghista. Matteo delle Felpe incassa
gradimento e miete consensi come se piovesse. E si atteggia a pacificatore
verso l'alleato di governo: nulla cambierà (per ora). Bontà sua, ma è di tutta
evidenza che per Di Maio e compagnia, i guai non sono che all'inizio: si
approssimano la votazione on line sull'autorizzazione a procedere nei confronti
di Salvini sul caso Diciotti e le elezioni in Sardegna.
E se Atene piange,
stavolta Sparta ride. C'è chi scende e chi, invece, prende un'altra strada.
Come il sempiterno Matteo da Rignano. Renzi, lo statista incompreso, il
senatore, il conferenziere, il documentarista, lo scrittore, presenta l'ultima
fatica letteraria. Ritorna alla ribalta con il libro manifesto "Un'altra
strada". Chi pensa sia il preludio di un partito nuovo, chi invece è più
attendista. Di certo c'è l'antipatia innata di un uomo incline solo a una
autoreferenzialita' senza eguali. "Sono stato dipinto spesso come un
uomo non avvezzo a fare autocritica, una sorta di Arthur Fonzarelli di Happy
Days, incapace di proferire le parole 'mi sono sbagliato' ". È
il solito Renzi, un film già visto con una interpretazione manieristica nemmeno
degna di un premio David di Donatello.
Cleopatra, lunedì
18/02/2019
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