Faccio
l’avvocato del diavolo e anticipo subito una possibile critica da parte
di eventuali detrattori, e cioè che una mano più leggera negli
arrangiamenti di certe canzoni contenute in questo Walk Through Fire, esordio da solista della britannica Yola, avrebbe giovato alla veracità delle composizioni.
Può
anche essere, per carità; ma la voce di questa ragazza, le emozioni che
sa trasmettere, la bellezza di melodie che prendono rapidamente la
strada del cuore, catalizzano completamente l’attenzione, lasciando
sullo sfondo ogni altra considerazione. Perché questo disco è talmente
bello da monopolizzare gli ascolti per giorni interi, le canzoni così
vibranti e attraversate da un’ingenua e traboccante euforia, che
riascoltarle subito è un’impellenza quasi fisica.
Andiamo con ordine, però.
Yola
Quartey, questo il nome completo, arriva da Bristol, dove ha cantato
per un breve periodo con i Massive Attack e ha prestato la sua voce per
tanti artisti, fino a quando non è stata notata da Dan Auerbach, che ha
avuto l’intuizione di prenderla sotto la propria ala protettrice e di
portarla a Nashville, affiancandola ad alcuni dei migliori musicisti del
luogo e mettendole a disposizione il proprio studio. L’idea di un disco
solista, però, frullava in testa a Yola da tempo, e l’abbrivio per
mettersi all’opera è nato quasi per caso, quando a causa di un
malfunzionamento di un elettrodomestico, la cucina della sua casa di
Bristol prende fuoco.
Quelle
fiamme, che Yola ha dovuto attraversare per mettersi in salvo, non solo
hanno dato il titolo all’album, ma hanno anche rappresentato la
metafora di una vita che stava andando a rotoli e dalla quale occorreva
liberarsi, lasciando alle spalle una relazione andata male e una parte
di sé. Walk Through Fire è dunque un disco che racconta una
rinascita artistica e personale, ed è inevitabile interpretare il senso
di molte canzoni in scaletta (una per tutte, il singolo Ride Out In The Country,
nel cui video Yola seppellisce metaforicamente il proprio passato) come
una sorta di capitolo conclusivo di una parte della propria esistenza.
Se
concettualmente l’idea che sottende al disco è quella di riprendere in
mano la propria vita, eliminando ciò che la rendeva infelice,
musicalmente Yola sceglie la strada della commistione di generi,
fondendo magistralmente il proprio Dna artistico (il soul) con il suono
della città che l’ha accolta e le ha dato la possibilità di esprimersi
da solista (il country). Non una novità, visto che per questi lidi era
già passato nel 1962 Ray Charles con lo splendido Modern Sounds in Country and Western Music (quello di I Can’t Stop Loving You, per
intenderci), ma una materia che Yola, comunque, interpreta al meglio,
creando una simbiosi di generi che restano in equilibrio perfetto per
tutta la durata del disco.
Non è un caso che l’album si apra con Faraway Look e Shady Grove, due
ballate avvolte in un wall of sound alla Phil Spector e sospese
temporalmente proprio in quegli anni sessanta, che videro la genesi del
lavoro di Charles. Un uno-due da capogiro, tanto è appassionata
l’interpretazione vocale di Yola e rilucenti e ammalianti le melodie. E
sta proprio in questo la forza di Walk Though Fire, e
cioè mandare al tappeto l’ascoltatore con un pugno di canzoni che punta
tutto sulla melodia immediatamente orecchiabile, ornandola talvolta di
arrangiamenti rigogliosi e densi, ma mai pretenziosi, figli semmai di un
tempo in cui la musica era ancora pervasa da candore e ingenuo
entusiasmo.
Non
sbaglia un colpo, Yola, ed è davvero difficile trovare episodi che non
siano autentica gioia per le orecchie. A voler cercare il pelo
nell’uovo, si potrebbe dire che il ritornello della conclusiva Love Is Light, l’avevano già scritto gli U2 e si intitolava One. E con questo appunto, i peli sono finiti.
Il resto del disco è una meraviglia, a partire dal citato singolo, Ride Out In The Country, che sfodera uno dei ritornelli più accattivanti ascoltati quest’anno, per proseguire poi con l’allegrezza dinoccolata della title track, intagliata nel legno profumato del blues, con appassionate riflessioni su amori finiti o non corrisposti, come avviene in Rock Me Gently e in Lonely The Night, che imbocca la strada del melodramma alla Roy Orbison, o con il pop di Still Gone, vestito di un leggero e primaverile abitino r’n’b.
Inutile girarci intorno: Walk Though Fire
è un disco vincente in tutto e per tutto, sia sotto il profilo del
songwriting, che della produzione e del talento vocale di Yola, il cui
timbro appassionato, soulful e sanguigno avvolge nelle emozioni ogni
singola traccia dell’album.
E’ nata una stella, potete giuraci.
VOTO: 9
Blackswan, mercoledì 06/03/2019
1 commento:
voce quasi meravigliosa
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