Originario
di Bloomington (Indiana), Durand Jones aveva attirato l’attenzione
della stampa tre anni fa con la pubblicazione dell’omonimo esordio, un
disco che recuperava un suono clamorosamente vintage, declinandolo però
con attenzione filologica, freschezza ed esuberanza.
Lasciata
decantare l’attenzione mediatica per un tempo, direi, ragguardevole,
oggi Jones, sempre affiancato dai suoi Indications (Aaron Frazer, voce e
batteria, nonché co-produttore e co-autore dei brani, Blake Rhein,
chitarra, Kyle Houpt, basso, e Steve Okonski, organo e piano) torna con
questo American Love Call, degno seguito del suo predecessore
ed ennesimo tributo alla black music anni ’70, che è l’evidente
riferimento stilistico di tutte le dodici tracce presenti in scaletta.
Anche
all’ascoltatore più distratto, infatti, non sfuggiranno i numi tutelari
che hanno benedetto questo disco e che rappresentano sia la forma che
la sostanza di cui si compone la musica di Jones: Curtis Mayfield,
Marvin Gaye, Smokey Robinson e Bill Withers, sopra tutti.
Non
c’è solo citazionismo, ovviamente, perché gli Indications girano a
mille, suonano sul velluto e innervano le canzoni anche di una vibrante
tensione: l’opener Morning In America, coi suoi riferimenti di
attualità politica, il suo groove intenso e quell’assolo di chitarra in
acido che chiude il brano, è infatti un numero da autentici fuoriclasse.
Tuttavia,
bisogna anche dire che se gli arrangiamenti delle canzone sono davvero
azzeccati e la voce di Jones è di quelle che scorticano la pelle
(ascoltare l’ottima performance in Don’t You Know), il disco
suona però un filo monocorde, proponendo un canovaccio noto, talvolta
senza quell’emozione o quei guizzi di originalità che fanno la
differenza rispetto al sound originale a cui la band si ispira (True Love).
Certo,
c’è l’evidente devozione per un’epoca e la volontà di riproporre senza
troppi artifici il suono bello di una stagione importante, cosa che il
più delle volte risulta vincente e permette a Jones e ai suoi di
cogliere il centro del bersaglio. Ecco, allora, ottime canzoni, come Court Of Love, classicissimo ballatone strappamutande, il fluire pimpante della splendida Long Way Home, o il retrogusto agro dolce dell’appassionata Listen To Your Heart, con il contrappunto dei cori magnificamente gestito.
In definitiva, American Love Call
è un buon lavoro, di quelli che si ascoltano con piacere, trovando tra
una canzone e l’altra anche picchi di autentica emozione. Resta solo il
dubbio che con un po' di coraggio in più e qualche scarto dall’ovvio,
questo avrebbe potuto essere un signor disco, di quelli che segnano
l’annata e puntano dritti alla top ten di fine anno.
VOTO: 7
Blackswan, martedì 07/05/2019
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