In vista dello show che si terrà al Museo del Rock di Catanzaro il 13 giugno, abbiamo intervistato Emilio Sorridente.
Il 13 giugno, al Museo del Rock di Catanzaro, si terrà un evento imperdibile. Ce lo vuoi presentare brevemente?
Dopo
l'esperienza nel 2018 assieme a Twink Alder e Gary Lucas ho avuto
questa idea di celebrare la carriera e la creatività di Martin 'Youth'
Glover, e il Museo anche stavolta ha deciso di assecondare la mia
visione e di darmi la possibilità di lavorare alla produzione di questo
show.
Come è nata la collaborazione con Martin “Youth” Glover?
Gli
scrissi una mail nel 2014 credo, per complimentarmi del lavoro fatto su
'The Endless River' dei Pink Floyd. Fu molto gentile a rispondermi e a
'stuzzicarmi' a suonare la lap steel su un suo pezzo ambient che avevo
preso di mira da un po'. Lo ascoltò ma non se ne fece nulla all’epoca:
però quel pezzo e quel modo di suonare che mi era rimasto attaccato
addosso furono in effetti l'inizio del progetto 'From The Shell'. Il
fatto che abbia accettato di fare questa esperienza insieme è per me una
chiusura di un cerchio in questo senso.
Ci puoi raccontare qualche aneddoto sul Glover uomo? Che persona è?
Come
tutti i più grandi, è una persona molto umile ed aperta ad ogni tipo di
input. Gli inglesi sono sempre un passo avanti, non c'è nulla da fare.
Poi è un vulcano: scrive, suona, dipinge, crea sculture, produce albums.
La cosa più bella credo sia la sua positività, che è davvero palpabile.
Ad
affiancare Youth il 13 giugno ci sarai tu insieme alla tua band (Enzo
De Masi alla batteria e Michelangelo Nasso al basso). Ci puoi dire come
si articolerà lo show? Eseguirai anche canzoni dal tuo repertorio?
Sicuramente
suoneremo qualcosa di nostro, magari in apertura. L'idea è quella di un
concerto 'in divenire' e che conterrà qualche sorpresa che ancora non
ti dico, visto che abbiamo trovato un 'territorio' comune in un artista
che amo alla follia e devo confessarti che non vedo l'ora di provare
alcuni pezzi con lui!
Il
tuo ultimo disco, From The Shell, risale al 2016, e il singolo “Love
will find you” ti ha visto collaborare con Michael Orzek e, soprattutto,
con il leggendario Andy Jackson, sound engineer dei Pink Floyd. Ci puoi
raccontare quell’esperienza?
Tutta
l'esperienza di 'From The Shell' è da ricordare. Devo ringraziare molte
persone per i risultati che un progetto 'difficile' come quell'album è
riuscito ad ottenere. Riccardo Anastasi che ha un tocco magico in
studio, Mimmo Muratori che mi ha affiancato nell'edizione in vinile (che
vinse poi il Best Art Vinyl 2017), Nico Spinosa che è il mio
discografico e fornitore ufficiale di calci in culo (che ogni tanto
servono), i ragazzi della band e chiunque abbia messo qualcosa anche nei
live, dalle luci ai visuals.
'Love
will find you' ha delle bellissime parole scritte appunto da Michael
che è un mio carissimo amico da anni, e abbiamo deciso assieme a
Riccardo di fare masterizzare appunto ad Andy Jackson, al Tubemastering,
quella che è di fatto l'unica canzone dell'album. Inutile dire che il
suono di Jackson è per me da sempre il top. Un grandissimo.
Tra
le svariate collaborazioni, puoi vantarne una anche con Gary Lucas,
grandissimo chitarrista e collaboratore di Jeff Buckley. Com’è stato
lavorare con un mostro sacro della sei corde?
Gary
è un musicista geniale. Usa la chitarra come se fosse, che so, un
pianoforte. Ha un suo senso del timing, usa mille accordature, suona
cose assurde. Quando attaccammo 'Grace' in sala prove avevo la pelle
d'oca. Per non parlare dell'arpeggio 'stregato' di 'Mojo Pin'. È stato
un onore collaborare con lui ed è stato un sogno quando ci ha proposto
di suonare due inediti di Jeff Buckley che non erano finiti su 'Songs to
No One'. Il tutto mentre appoggiata lì c'era l'acustica che suonò su
'Grace' quando registrarono l'album. L'ho toccata più volte ed è stata
una sensazione splendida.
Un
po' superficialmente si pensa che al Sud sia difficile organizzare
concerti e portare musicisti di spessore. Invece, Il Museo Del Rock di
Catanzaro dimostra esattamente l’opposto. Puoi dirci qualcosa rispetto a
una scena, come quella calabrese, di cui purtroppo conosciamo
pochissimo?
Grazie
al lavoro del Presidente Piergiorgio Caruso e del grande Antonio
Ludovico al Museo del Rock sono passati moltissimi personaggi. Il posto è
fantastico e contiene una collezione assurda di memorabilia e rarità.
Rispetto
al luogo, io credo sia più una questione di cosa si vuole fare, e
cercare di farlo al massimo delle proprie possibilità. Credo ci siano
tanti progetti e persone interessanti anche quaggiù.
Io
e te ci siamo conosciuti grazie a una tua splendida cover di Mary
Jane’s Last Dance di Tom Petty, accompagnata peraltro da un filmato
davvero azzeccato. Dal vivo, poi, esegui, talvolta, brani altrui. È un
modo per omaggiare la musica che ami di più? Con che canzoni e quali
artisti è cresciuto Emilio Sorridente?
Quello
di Mary Jane è un cortometraggio che si chiama 'Invention of Love', che
ho amato dal primo secondo e per il quale ho avuto il permesso dal
regista di poterlo usare su questa cover che abbiamo registrato nel
2014. È stata l'apertura del live di 'From The Shell' e il video era
proiettato alle nostre spalle. Le cover che scelgo dipendono molto dagli
stati d'animo e da cosa suoniamo per 'svago' in sala prove: abbiamo
suonato Kula Shaker, Radiohead, Pink Floyd. E anche Twink Alder e Jeff
Buckley per ovvie ragioni.
Per
quanto riguarda il mio background, su tutti ci sono Nick Drake e Syd
Barrett, e anche il blues delle origini, ché da lì non scappa nessuno.
C’è qualcosa nell’odierno panorama italiano che cattura la tua attenzione?
Devo
confessarti che ascolto pochissima musica italiana. Il disco italiano
che metto su più spesso è 'Tabula Rasa Elettrificata' dei CSI.
Compri ancora dischi o hai abbracciato, come molti, la causa di Spotify? Che rapporto hai con la musica liquida e lo streaming?
Non
si comprano più tanti dischi. Ormai tutto è a portata di mano, e tutto
maledettamente più veloce. Però le cose interessanti trovano sempre il
modo di arrivare a noi, credo (o spero).
Un’ultima domanda. Cosa c’è nell’immediato futuro artistico di Emilio Sorridente? Stai lavorando a un nuovo disco?
Prima
dell'estate 2017 sono nate delle nuove canzoni, che effettivamente
abbiamo portato in giro per un anno, cambiandole tante volte live. Con
questo approccio spontaneo le abbiamo registrate a fine 2018 e credo che
questo sarà un giorno il nuovo album. Sicuramente sarà diverso dal
precedente, fatto di canzoni brevi e con un piglio molto più duro
rispetto agli strumentali di 'From The Shell'. Vedremo cosa verrà fuori.
Emilio
Sorridente affonda le proprie radici artistiche nel rock psichedelico e
nel blues. Il viaggio musicale del chitarrista e cantante si snoda
attraverso un cantautorato sperimentale (Anomalia di sistema, Reality
Show) passando attraverso divagazioni rock-reading (7 Sins) e un passato
di collaborazioni e apparizioni dal vivo con diverse personalità del
blues (Franco Vinci, Roberto Ciotti, Will Tang & Patrick Murdoch) e
del rock (Sasha Torrisi, Black Seeds, Encelado, John ‘Twink’ Alder, Gary
Lucas). L'ultimo album, 'From the Shell', è uscito in vinile per RNC
Music/Self e ha vinto il Best Vinyl Award 2016 per la miglior copertina
in vinile in Italia, opera di Carmelo Marturano e Doc Murdàka. Quasi
interamente strumentale, l’album si chiude con ‘Love will find you’,
canzone scritta a quattro mani con Michael Orzek e masterizzata da Andy
Jackson, sound engineer dei Pink Floyd.
https://www.facebook.com/EmilioSorridenteMusic/
https://twitter.com/emiliosorrident
https://www.instagram.com/emilio_sorridente/?hl=it
Blackswan, martedì 11/06/2019
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