Considerato
da molti il capolavoro di Balzac, Eugénie Grandet propone due figure
tra le più straordinarie della letteratura francese: Félix Grandet,
commerciante spregiudicato e ricchissimo, prigioniero della propria
smisurata avarizia, e la figlia Eugénie, fanciulla malinconica e
sottomessa, d’animo nobile e sensibile, vittima di un impossibile sogno
d’amore. Due ritratti indimenticabili, tratteggiati con vigore e grande
maestria psicologica, che si fronteggiano in un dramma di «ordinaria
famiglia». Nulla può distoglierli dal perseguire il proprio credo, dalla
fatale attuazione del proprio destino: nella scena memorabile della
morte di Grandet, il vecchio avido spira nel tentativo di impadronirsi
del crocifisso dorato che il prete gli avvicina alle labbra impartendo
alla figlia, erede del suo patrimonio, l’ultimo ordine: «Abbi cura di
tutto, me ne renderai conto laggiù».
Eugenie
conduce un’esistenza monotona e ripetitiva, consumata a rammendare
abiti davanti alla finestra della cucina, in compagnia della madre, e
scandita solo dal ritmo regolare delle funzioni religiose a cui
partecipa. Vive come una reclusa, nella tetra e mal ridotta casa del
padre, Felix Grandet, ex bottaio, e ora avido milionario e padre
padrone, la cui parola è legge, in tutto e per tutto.
Fuori
dalle mura domestiche, la vita di provincia, in cui commercianti e
notabili rappresentano il cuore pulsante di una società gretta,
calcolatrice e ipocrita, che si regge su due massimi sistemi: Dio e
Denaro. Più lontano ancora, gli echi della rutilante Parigi, città
modaiola guardata con disprezzo e con malcelata invidia dalle ricche
famiglie che frequentano la casa paterna, con l’unico scopo di ottenere
la mano di Eugenie, ricca ereditiera in prospettiva. Un giorno però,
proprio dall’odiata Parigi, arriva Charles, nipote di Felix Grandet e
cugino di Eugenie. Una variabile impazzita, che stravolgerà
definitivamente la vita dell’ingenua fanciulla.
Tredicesimo
romanzo di Balzac, scritto nel 1833, Eugenie Grandet è in primo luogo
un affresco cinico e dissacrante sulla società francese del tempo, in
cui nulla conta se non il denaro, la produzione a costo dello
sfruttamento, il titolo nobiliare e il prestigio economico, in nome dei
quali ogni cosa è sacrificabile, l’amore, l’etica, financo la vita delle
persone più care.
Balzac,
però, oltre a tratteggiare con mano ferma il mondo in cui vive,
scandaglia abilmente l’animo umano, disegnando alcune delle figure tra
le più celebri della letteratura francese. In primo luogo, Pere Grandet,
uomo avido e spregevole, anaffettivo e spinto ad ogni azione, anche la
più sordida, da un’insaziabile brama di denaro. La finta balbuzie e la
verruca sul volto che si muove impercettibilmente, svelando i moti
dell’anima di questo omuncolo eticamente inconsistente, manipolatore e
mentitore seriale, sono i connotati fisici che raccontano la pochezza
dell’uomo e la vacuità delle sue brame, in un crescendo di perdizione,
suggellato da Balzac con un‘immagine tremenda, quando Felix, sul punto
di morte, mentre riceve l’estrema unzione, cerca di afferrare il
crocefisso del prete, in un estremo afflato vitale ancora una volta
dettato dalla bramosia.
Si
dovrebbe, a questo punto, parlare anche del cugino Charles, figura che
si rileverà molto simile a Pere Grandet, ma di cui tacciamo, per non
anticipare nulla a coloro che saranno invogliati a leggere il romanzo.
Sopra
le molte figure minori del romanzo, ma non per questo meno importanti
(la madre di Eugenie, donna debole, vessata e timorata di Dio, ma capace
di un moto di ribellione quando la narrazione raggiunge il climax, e
Nanon, la fedele serva, donna del popolo, obbediente al padrone, ma
comunque attraversata da grande e istintuale umanità) si staglia il
personaggio di Eugenie.
Ragazza
buona e ingenua, contraltare morale della società che la circonda, in
un lento percorso di consapevolezza, arriva a sacrificare tutta se
stessa in nome dell’amore per il cugino Charles, che è soprattutto idea
romantica più che effettiva realtà.
Da
ragazza debole e priva di discernimento che lentamente si trasforma in
donna forte e decisa, Eugenie racchiude in se il destino crudele di “una vita tetra e senza più attese” della Jeanne di Maupassant (Une Vie) e la esiziale devozione amorosa della sublime Margherita Gautier de La Signora Delle Camelie
di Dumas figlio, due romanzi successivi, a cui è inevitabile pensare
durante la lettura di Eugenie Grandet. Una figura di donna a tutto
tondo, semplice nella sua ingenuità, ma estremamente complessa nel suo
percorso di crescita, che affianca i personaggi poc’anzi citati (e ci
mettiamo anche e ovviamente Emma Bovary) tra le protagoniste femminili
della letteratura francese dell’800.
Blackswan, sabato 29/02/2020