giovedì 10 settembre 2020

TERRA ALTA - JAVIER CERCAS (Guanda, 2020)

 


Un crimine spaventoso sconvolge una quieta cittadina nel Sud della Catalogna: i proprietari dell’azienda più impor­tante della zona, le Gráficas Adell, vengo­no trovati morti, con segni evidenti di feroci torture. Il caso è asse­gnato a Melchor Marín, giovane poliziotto e appassionato lettore, alle spalle un passato oscuro e un atto di eroismo quasi involontario, che lo ha fatto diventare la leggenda del corpo e lo ha costretto a lasciare Barcellona. Stabilitosi in questa piccola regione dal nome evocativo di Terra Alta, crede di aver seppellito l’odio e la voglia di riscatto sotto una vita felice, grazie all’amore di Olga, la bibliotecaria del paese, dalla quale ha avuto una figlia, Cosette. Lo stesso nome della figlia di Jean Valjean, il protagonista dei Miserabili, il suo romanzo prefe­rito. L’indagine si dipana a ritmo serrato, coinvolgendo temi come il conflitto tra giusti­zia formale e giustizia sostanziale, tra rispetto della legge e legittimi­tà della vendetta. Ma soprattutto Javier Cercas, l’autore di libri memo­rabili come Soldati di Salamina, Anatomia di un istante, L’impostore, racconta l’epopea di un uomo solo che cerca il suo posto nel mondo, e per questo dovrà lottare e mettere a rischio tutto: i valori, gli affetti, la famiglia, la vita. Una narrazione di assoluta tensione psicologica e morale, che diventa romanzo totale.

Un anziano industriale e sua moglie vengono trovati morti nella loro masseria, i corpi orrendamente mutilati. Dell’indagine è incaricato Melchior Marin, giovane poliziotto dal passato turbolento, che in Terra Alta, dove si è trasferito da qualche anno, è finalmente riuscito a farsi una nuova vita. Nonostante gli sforzi profusi dagli inquirenti, però, gli indizi non portano a nulla, e i vertici della Polizia decidono di chiudere il caso. Melchior non ci sta, è convinto che non tutto il possibile sia stato fatto per individuare i responsabili dell’efferato delitto e, contro il volere dei superiori, continua a indagare per conto suo, mettendo a rischio tutto ciò che ha di più caro.

Lo scrittore catalano Javier Cercas, dopo una serie di fortunati saggi romanzati (Soldati di Salamina, Anatomia di un Istante, L’impostore), abbandona la sua comfort zone e si dedica al genere poliziesco, con risultati, come sempre, ottimi. Perché in Terra Alta c’è tanta carne al fuoco e tutta cucinata a puntino.

L’intreccio noir, costruito sullo sfondo di una provincia catalana aspra e legata ad ataviche tradizioni, è ben costruito e, pur restando in un ambito abbastanza convenzionale, si dipana in modo avvincente e con un finale assolutamente plausibile. La trama poliziesca, però, è anche lo spunto per tratteggiare la figura e la vita del Melchior Marin, uomo tormentato dai fantasmi dell’infanzia e della giovinezza, reduce da una vita dissoluta e al servizio del crimine, ex carcerato con la passione per I Miserabili di Victor Hugo, testo, questo, sviscerato a fondo per tutta la durata del romanzo e abbrivio letterario per riflettere sui temi della giustizia, del rispetto della legge e della vendetta.

Il thriller, però, è anche la scusa per tornare a scrivere di quella guerra civile spagnola (e sulla memoria del popolo spagnolo riguardo a quegli anni bui) che, da sempre, è uno dei temi preferiti da Cercas (i luoghi in cui si svolge il romanzo sono quelli della sanguinosa battaglia sul fiume Ebro) e che, nello specifico, rappresentano anche il movente che sta alla base dei tragici eventi.

In definitiva, Terra Alta è un romanzo, di ampio respiro e dalle molteplici sfaccettature, a cui non mancano, tuttavia, i colpi di scena e il ritmo avvincente del più classico dei gialli. Cercas, per concludere, scrive benissimo, con una prosa semplice e asciutta, capace, però, di scavare la superficie per guardare il profondo dell’animo umano. Con risultati sorprendenti.

Blackswan, giovedì 10/09/2020

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