Ci sono canzoni così famose, così radicate nella nostra cultura, che spesso le si ascolta un po' superficialmente, perché sono coinvolgenti e hanno una melodia irresistibile, senza, però, domandarsi, quale sia il reale significato che sottendono.
Una di queste è I Say A Little Prayer, un brano che tutti abbiamo ascoltato almeno una volta nella vita, probabilmente nella versione più nota della grande Aretha Franklin. La canzone, scritta da Burt Bacharach e Hal David nel lontano 1967, era l’opener di The Windows Of The World, splendido album a firma Dionne Warwick, reso celebre anche dalla title track. Il brano scalò subito le classifiche dell’epoca, si piazzò alla quarta posizione di Billboard Hot 100, e fu certificato disco di platino.
Come dicevamo poc’anzi, la versione più famosa di I Say A Little Prayer, però, resta quella che Aretha Franklin incise l’anno successivo e che comparve nel suo disco Aretha Now, uno dei più clamorosi best seller della storia della musica, che grazie a un filotto impressionante di gemme (Think, See Saw, You Send Me, etc) ha venduto ben quaranta milioni di copie a tutto il 2015.
Come succede per alcune canzoni di grande successo, sono stati molti gli artisti che si sono cimentati a reinterpretarla: oltre ad Aretha, si ricordano le cover di Gloria Gaynor, Whitney Houston e Natalie Cole, Bomb The Bass, James Taylor Quartet e, udite udite, anche delle nostre Raffaella Carrà e Giuni Russo.
Il maggior picco di popolarità lo ebbe la versione incisa nel 1997 dalla cantante giamaicana Diana King, che entrò a far parte della colonna sonora del film Il Matrimonio Del Mio Migliore Amico, esilarante commedia interpretata da Julia Roberts e Cameron Diaz, diretta dal cineasta australiano PJ Hogan. La canzone ha reso memorabile la sequenza del pranzo di famiglia, quando su input di un bellissimo Rupert Everett viene cantata in coro da tutti i protagonisti del film, in un momento di toccante e giocosa leggerezza.
In realtà, pur possedendo una progressione melodica irresistibile che inebria di allegria, il significato vero della canzone è decisamente più serio. I Say a Little Prayer è sì una canzone d’amore, ma Hal David scrisse le liriche del brano immedesimandosi in tutte quelle donne, moglie e fidanzate, il cui compagno era partito per il Vietnam.
Quelle donne, la cui vita era stata stravolta dalla lontananza e dalla paura di perdere il proprio amato: “nel
momento in cui mi sveglio, prima di truccarmi, dico una piccola
preghiera per te, mentre mi pettino i capelli e decido quale vestito
indossare, dico una piccola preghiera per te”. Il brano è quindi
l’invocazione di una donna il cui cuore è afflitto dal dolore e al
contempo pieno di speranza, è il desiderio che tutto torni come prima e
che possa essere coronato quel sogno d’amore bruscamente interrotto
dalla guerra (Per sempre e per sempre, non ci separeremo mai. Oh,
come ti amerò, Insieme, insieme, è così che deve essere. Vivere senza di
te significherebbe solo dolore per me).Una canzone che sembra allegra, ma che in realtà possiede un retrogusto amarissimo.
Un’ultima curiosità. Il brano ha un posto d’onore nei ricordi dei tifosi italiani, in quanto venne usato dalla RAI come sigla dell’intervallo tra il primo e il secondo tempo delle partite del Mondiale messicano del 1970. Ma quella piccola preghiera contenuta nel testo non bastò a farci vincere la Coppa del Mondo: l’Italia, infatti, perse in finale per 4 a 1 contro il quotatissimo Brasile di Pelè.
Blackswan, martedì 16/03/2021
3 commenti:
Che bell’articolo!
@Piera: Grazie! :)
Ottima analisi. Grande canzone...
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