lunedì 20 settembre 2021

SUNDAY BLOODY SUNDAY - U2 (Island, 1983)

 


All'inizio degli anni '70, camminare per una strada di Derry (Londonderry secondo gli Unionisti) era un pò come aggirarsi in una polveriera con una candela in mano. I cattolici dell'IRA (indipendentisti) e i protestanti dell'UDA e dell'UVF (lealisti) si ammazzavano fra di loro, senza farsi troppi scrupoli per la popolazione civile (le bombe nei luoghi pubblici erano all'ordine del giorno). L'esercito inglese pattugliava la città coi carrarmati, e gli infiniti posti di blocco erano spesso scenario di attentati e sparatorie. La situazione era ulteriormente aggravata dallo strapotere della polizia nordirlandese (la Royal Ulster Constabulary), ricettacolo di violenti al servizio della monarchia inglese e paragonabili per le efferatezze compiute alle squadracce della morte di sudamericana memoria (come in Argentina o in Cile, la storia irlandese di quegli anni è funestata dalla tragedia dei desaparesidos).

Quando il governo unionista varò l’Internment, ovvero la possibilità per le forze dell'ordine di imprigionare un cittadino a tempo indefinito e senza processo, la situazione già incandescente divenne esplosiva.

Il 30 gennaio del 1972, la NICRA (Northern Ireland Civic Rights Assosiacion) organizzò a Derry una manifestazione pacifica per protestare contro le misure restrittive appena varate. Migliaia di persone, fra le quali molte donne e molti giovani, iniziarono a sfilare per le vie della città controllati dai paracadutisti britannici. Quale sia stato il motivo che accese la miccia dei disordini non è dato sapere. Quel che è certo è che i militari inglesi fecero improvvisamente fuoco sulla folla, colpendo 26 persone, di cui 14 a morte. Il colonnello Wilford, a capo delle truppe di Sua Maestà, si è sempre difeso sostenendo di aver risposto al fuoco dei manifestanti (in seguito, peraltro, smentito dai alcuni suoi soldati), ma i molti giornalisti testimoni dell'eccidio affermarono che i manifestanti erano pacifici e disarmati e che all'echeggiare dei primi spari si diedero immediatamente alla fuga (versione dimostrata dal fatto che molti degli uccisi furono colpiti alle spalle).

La commissione di inchiesta governativa incaricata di far luce sulla strage, accolse la tesi difensiva dei militari e non emise condanne. Solo nel 2010, il premier britannico Cameron, fece ammenda per l'accaduto, condannando l'operato dell'esercito e chiedendo ufficialmente scusa ai parenti delle vittime.

I terribili fatti di sangue di quella domenica di gennaio vennero raccontati in un bel film di Paul Greengrass (Bloody Sunday, Orso d'Oro a Berlino nel 2002) e ispirarono una delle più belle e famose canzoni degli U2, Sunday Bloody Sunday, presente nell'album War del 1983).

L'idea per la musica e lo spunto per il testo vennero al chitarrista The Edge, che lavorò alla canzone in solitaria, mentre Bono si trovava in luna di miele. Quando il cantante rientrò dal viaggio, gli venne affidata la stesura del testo, al quale però, nonostante gli sforzi, non riusciva a dare lo sviluppo desiderato. Bono ricorda che riuscì a superare il blocco creativo solo grazie al continuo pungolo della moglie che, per settimane, ogni mattina, lo spronava dicendogli: "Vai a finire Sunday Bloody Sunday!".

La canzone ebbe enorme riscontro mediatico e fu il brano che consacrò gli U2 al definitivo successo planetario. Tuttavia, non mancarono numerose critiche da parte di chi interpretò la canzone attribuendole forti connotati di militanza politica in senso indipendentista. Fu così che Bono, come testimoniato anche nel live Under A Blood Red Sky, per lungo tempo, fu costretto a introdurre dal vivo la canzone con le parole " This is not a rebel song ". 

Sunday Bloody Sunday racconta quei tragici eventi, è un gancio di memoria per il sangue versato, un omaggio alle vittime e al dolore di chi, quel giorno, perse i propri congiunti: “Tonight, Broken bottles under children's feet, Bodies strewn across the dead-end street”. E Ancora: “And the battle's just begun, There's many lost, but tell me who has won? The trenches dug within our hearts, And mothers, children, brothers, sisters torn apart”.

In questi versi è racchiusa l’insensatezza di un odio che non guarda in faccia a nessuno, che miete vittime innocenti in una guerra civile che non ha alcuna ragione d’essere. C’è l’empatia di Bono verso il proprio popolo e la sofferenza per le troppe morti, ma non certo una posizione politica radicale. Sunday Bloody Sunday è, soprattutto, una canzone di pace e di speranza, che cita la vittoria d’amore di Gesù (“The real battle just begun, To claim the victory Jesus won”), invita a non girare la testa dall’altra parte e a tener desto lo sguardo sul problema (I can't believe the news today, Oh, I can't close my eyes and make it go away) e a perseguire un sogno di fratellanza (‘Cause tonight We can be as one). Una canzone indissolubilmente legata a quel 30 gennaio 1972 divenuta, nel tempo, messaggio universale contro tutte le guerre.

 


 

 

Blackswan, lunedì 20/09/2021

3 commenti:

Arwen Lynch ha detto...

Una canzone che ha fatto storia, su un fatto di sangue che si poteva evitare, anche il film ha un suo perché

ReAnto ha detto...

Per gli idioti :
This is not a rebel song .
:)

Blackswan ha detto...

@Arwen Lynch: Film davvero molto bello, asciutto, doloroso.
@ReAnto: E anche se glielo spieghi, non sempre la capiscono :)