Dopo quasi venticinque anni di carriera e a distanza di un lustro dall’ottimo Amour Braque, i romani Spiritual Front (Simone Salvatori, Francesco Conte e Andrea Freda, a cui, per l’occasione, si sono aggiunti il bassista Daniele Raggi e alcuni ospiti illustri) pubblicano questo The Queen Is Not Dead, un album interamente composto di canzoni prese dal songbook degli Smiths. Un’operazione assai rischiosa, perché mettere mano al repertorio di una delle band più seminali degli anni ’80 (e aggiungerei, di sempre) è un po’ come camminare bendati in un campo minato, basta un piede messo male e si finisce per combinare danni irreversibili.
Invece,
questa raccolta, confezionata nello splendido artwork di Marco Soellner
che trasfigura con accenti lugubri (un teschio al posto del volto di
Alain Delon) la copertina dell’epocale The Queen Is Dead (1986)
e che gioca ironicamente col titolo di quell’album (non sfuggano,
quindi, i riferimenti al recente decesso della Regina Elisabetta), è un
lavoro davvero ben fatto, in cui il materiale originale viene riletto
con rispetto filologico e con la devozione di un fan che, basta un
ascolto per rendersene conto, la musica degli Smiths l’ha vissuta in
prima persona.
A dispetto della copertina, che evoca il disco più famoso pubblicato dalla band mancuniana (tra l’altro, già riletto, nel 1996, da svariati artisti inglesi, in una bella raccolta intitolata The Smiths Is Dead), l’album mette in fila svariati classici del gruppo capitanato dalla premiata ditta Marr e Morrissey, diventando così una sorta di best of, a cui non manca proprio nulla per affascinare vecchi fan e sedurre eventuali neofiti.
In scaletta, infatti, vengono affrontate canzoni famosissime come "Still Ill", "Ask", "Bigmouth Strikes Again", "How Soon Is Now?", "This Charming Man", "Please, Please, Please Let Me Get What I Want", e altre canzoni forse meno note, ma non per questo meno seducenti come "Shoplifters Of The World Unite", "Barbarism Begins At Home" e "Girl Afraid".
Come accennato, l’approccio al materiale è assolutamente rispettoso, la band si muove con estrema consapevolezza fra le pieghe di canzoni immortali, concedendosi solo qualche piccolo ritocco in fase di arrangiamento e utilizzando con misura gli archi, che avvolgono sapientemente melodie già di per sé memorabili.
Manca forse un pizzico di coraggio che avrebbe permesso un approccio meno rigoroso, ma in fondo va benissimo così: The Queen Is Not Dead è un’appassionata lettera d’amore spedita indietro nel tempo, che toglie la polvere a un songbook straordinario e ringrazia con sentito affetto una delle band più importanti della nostra storia musicale.
VOTO: 7
GENERE: pop, rock
Blackswan, giovedì 14/09/2023
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