giovedì 1 febbraio 2024

RUFUS WAINWRIGHT - FOLKOCRACY (BMG, 2023)

 


Artista estroverso, coraggioso e sperimentatore, Rufus Wainwright, partendo da un coloratissimo background art pop, ha esplorato, nella sua lunga carriera, svariati generi, accostandosi con egual ispirazione al musical, alla classica, e plasmando, con appassionato trasporto, financo un dolente, e riuscito, connubio fra musica e letteratura, attraverso l’inconsueto Songs For Lulù, album in cui rileggeva al pianoforte i sonetti di Shakespeare.

Giunto al traguardo dei cinquant’anni, il musicista canadese ha deciso di festeggiare regalandosi un album tributo alla musica folk, quel genere che lo ha plasmato e con cui è cresciuto fin da bambino (suo papà è Loudon Wainwright III, mentre sua mamma era Kate Mc Karrigle).

Nel rispetto dello spirito della tradizione, Wainwright ha riunito i membri della sua famiglia, le sorelle Martha Wainwright e Lucy Wainwright Roche, la zia Anna McGarrigle, la cugina Lily Lanken, oltre ad amici di lunga data, tra cui Madison Cunningham, Brandi Carlile, Susanna Hoffs, Chris Stills, Andrew Bird e Van Dyke Parks, a citarne solo alcuni, per affrontare, con la complicità di questo variopinto parterre, alcuni grandi classici folk, oltre a una rilettura di della sua "Going To A Town" e a un’aria di Schubert.

L'ambientazione di molte delle canzoni dell'album è sobria, minimale, priva di inutili orpelli, seppur punteggiata da quel tocco vagamente melodrammatico che è da sempre una delle caratteristiche peculiari della musica di Wainwright.

In scaletta, svariati traditional, veri e propri pilastri della tradizione folk americana, tra cui la ninna nanna "Hush Little Baby", interpretata insieme alle sue due sorelle, Martha e Lucy, e "Wild Mountain Thyme", anche questa un affare di famiglia (oltre alle sorelle c’è anche la zia Anna McGarricle alla fisarmonica), a ben rappresentare quella “folkocrazia” che il cinquantenne canadese ha scelto di celebrare.

Wainwright, però, non si limita a fare un viaggio nella memoria, ed evita pedisseque riproposizioni, vestendo di originalità, ad esempio, un classico del folk sudista come "Cotton Eyed Joy", trasformata in una ballata soul con il contributo di Chaka Khan, e dando vita a un duetto emozionante in "Heading for Home" (la canzone originale è di Peggy Seeger, la sorella di Pete), scambiando le linee vocali con John Legend, sopra un tappeto di banjo e orchestra.

L'album si apre con "Alone", una vecchia e mesta canzone folk scozzese, scritta da Ewan McColl, interpretata insieme alla cantante e chitarrista americana Madison Cunningham, che suona la chitarra anche in altre canzoni della scaletta. La murder ballad "Down in the Willow Garden" è cantata nel modo più dolce possibile in duetto Brandi Carlile, e le splendide armonie riescono a far dimenticare il mood oscuro della canzone. "High on a Rocky Ledge" è una canzone originale di un musicista di strada cieco di New York, chiamato Louis Hardin, alias Moondog, ed è qui riletta con la complicità di David Byrne.

Ci sono un paio di cenni intelligenti anche ai movimenti folk pop e rock della fine degli anni '60 e dei primi anni '70, davvero degni di nota: una scarna e bellissima versione di "Harvest" di Neil Young, presentata in condominio con Andrew Bird, che suona anche il violino, e Chris Stills, nientemeno che il figlio di Stephen, e "Twelve-Thirty (Young Girls Are Coming to the Canyon)" dei Mama's & The Papa's, con Susanna Hoffs e Sheryl Crow, un brano, questo, che cattura la gioia e l’innocenza dell’epoca Laurel Canyon.

Poi, per ricordare a tutti quale immenso musicista sia, Wainwright rilegge insieme ad Anohni, una delle sue composizioni più intense, "Going to a Town", progressione armonica spettacolare e liriche dal contenuto politico e sociale. Il musicista canadese raggiunge anche i confini più remoti dell'America, e regala ai nativi delle Isole Hawaii, dove ora vive, "Kaulana Na Pua", in cui è fiancheggiato da un'altra nativa, Nicole Scherzinger, che è anche la cantante delle Pussycat Dolls. 

Nei brani rimanenti Wainwright propone classici come "Shenandoah" e "Arthur McBride", e poi in qualche modo riesce a canticchiare una sua versione di Nacht und Traume di Schubert, mentre "Black Gold" riceve il contributo di Van Dyke Parks, con un suggestivo arrangiamento orchestrale.

Non c'è dubbio che Rufus Wainwright, in questo appassionato omaggio, faccia molto di più che pagare il suo debito al mondo musicale e culturale che lo ha indirizzato sulla strada che percorre ormai da venticinque anni; ciò che ha fatto in Folkocracy, in realtà, è sviluppare ed espandere la formula tradizionale della musica roots, dimostrando che non ha solo un valore come ricordo romantico di ciò che una volta era, ma che, rimodellata, può trovare il modo per continuare a essere vitale e rilevante anche oggi. Grande disco.

VOTO: 8

GENERE: Folk

 


 


Blackswan, giovedì 01/02/2024

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