E’ quasi inevitabile ripeterlo ogni volta come se fosse un mantra: gli svedesi Eclipse non sbagliano un colpo, sono certezza di qualità immutabile nel tempo. Allora poco importa se questo Megalomanium II, fratello minore di Megalomanium, uscito l’anno scorso, sia le seconda parte di un album doppio, venduto separatamente per ovvi motivi commerciali. Ci sarebbe da incazzarsi, ma poi, una volta messo il disco sul piatto, le cose cambiano, e si può essere soddisfatti dell’acquisto, poco importa se abbiamo speso di più.
Dal momento che le undici canzoni in scaletta rappresentano la seconda parte di quello che, come detto, sarebbe dovuto essere un doppio, è ovvio che il sound si avvicina molto al suo predecessore, spingendo con enfasi sulle consuete melodie uncinanti, ritornelli orecchiabili, bordate chitarristiche graffianti e voci potenti. Ciò significa che anche questi ulteriori undici brani mantengono la medesima qualità, sono accattivanti e altamente innodici, e portatori sani di un mood prevalentemente festaiolo.
In
tal senso, il singolo "Apocalypse Blues" è un ottimo esempio delle
qualità della band, in quanto è un numero carico di hook irresistibili,
che trasmette una carica decisamente energizzante, nonostante il titolo
possa far presagire altro.
Ciò che rende questo album così piacevole al pari dei suoi predecessori è l’innata capacità con cui gli Eclipse sanno dar vita a un suono riconoscibile, ma non monolitico, e spaziano fra umori, atmosfere e diversi stati d’animo, canzone dopo canzone. Così, se la citata "Apocalypse Blues" è un numero trainato da spavalda allegria, ecco allora che la successiva "The Spark" è più energica e pesante, sfoggia un riff di chitarra killer, un ritornello irresistibile con voci meravigliosamente armonizzate e stratificate, e un taglio un po’ tamarro, che rende l’ascolto ruffiano ma godibilissimo. La trascinante "Falling to My Knees" possiede una sottile atmosfera retrò anni ’80 capace di far scatenare i più nostalgici degli ascoltatori, mentre "All I Want" cavalca un groove massiccio trascinato da una sezione ritmica che non fa prigionieri.
Non solo bordate adrenaliniche, però. La malinconica "Still My Hero", pur tenendo il piede sull’acceleratore, riporta calde vibrazioni degli anni ’80 e adombra leggermente il mood festaiolo dell’album, mentre la power ballad "Dive into You" è il momento più intenso del disco, in cui la prova vocale di Erik Mårtensson tocca il cuore e trasmette brividi veri. L’assolo di Magnus Henriksson, poi, è di per sé uno spettacolo, ben realizzato e incredibilmente funzionale all’atmosfera delicata e malinconica della canzone.
L'atmosfera cambia di nuovo con l'intro di ispirazione western di "Until the War is Over", un grande esempio di come scrivere il perfetto rock melodico, a cui seguono "Divide & Conquer", sciabolata esiziale segnata da cromosomi NWOBHM e "Pieces", ennesimo brano innodico, perfetto per scatenarsi sotto il palco. E se "To Say Goodbye" è avvolta in sfumate atmosfere folk, a chiudere la scaletta c'è "One in a Million", vera e propria aggressione ai padiglioni auricolari, in cui la bella melodia è stritolata dal potenza sbuffante delle chitarre, che spingono verso atmosfere umbratili.
Con
questo nuovo lavoro, gli Eclipse si confermano compagine di prim’ordine
nel panorama hard rock melodico mondiale, hanno definitivamente affinato
il proprio suono, e dato ulteriore profondità emotiva a un songwriting
che non palesa punti deboli. Pertanto, anche se il disco poteva essere
allegato alla precedente fatica, facendoci risparmiare qualche euro, il
risultato finale è tale che queste canzoni, rapide (tre/quattro minuti
massimo di durata), innodiche e orecchiabili, ci fanno bramare, a fine
ascolto, l’uscita di Megalomanium III. Con buona pace del nostro portafogli.
Voto: 8
Genere: Hard Rock
Blackswan, giovedì 17/10/2024
Nessun commento:
Posta un commento