Nato durante i giorni bui della pandemia, il progetto Lu’s Jukebox è composto da una serie di dischi con cui Lucinda Williams omaggia gli artisti che l’hanno maggiormente influenzata. Le pubblicazioni precedenti hanno visto la songwriter della Lousiana cimentarsi con la musica di Bob Dylan e dei Rolling Stones, con il Southern Soul, con una raccolta a sfondo natalizio e con una rivisitazione delle canzoni dell’amico Tom Petty.
Con questo nuovo episodio della serie, la Williams affronta quello che è decisamente il repertorio apparentemente più lontano dalla sua sensibilità. L'eclettico catalogo pop - rock dei Beatles potrebbe infatti non sembrare una scelta logica per la settantunenne cantante americana, che generalmente percorre strade secondarie più oscure e americanizzate. Eppure, a dispetto di tutto, la voce cupa, languida, paludosa e strascicata della Williams si collega sorprendentemente bene a queste composizioni firmate dalle divinità Lennon-McCartney (e Harrison). Registrare il disco, poi, ai mitici Abbey Road, ha aiutato a infondere nel progetto tutto il fascino degli anni '60, che ancora aleggia tra quelle iconiche mura.
E’
curioso come, tra l’altro, il disco sia stato registrato in soli due
giorni, a causa dei ritmi serrati del tour della musicista e della
disponibilità degli studi, e visto il risultato qualitativo finale si
può affermare di essere di fronte a un mezzo miracolo.
Non tutte le ciambelle sono venute col buco: "Can’t Buy Me Love", brano tratto dal periodo più orientato al pop, sembra un po’ lontano dalle corde della Williams che si limita ad americanizzarla, senza grandi risultati, "Let It Be", una vera montagna da scalare, è riproposta in modo fedele, senza guizzi e, sempre a parere di chi scrive, l’iniziale "Don’t Let Me Down" suona un po’ debole rispetto all’originale.
Il resto, però, funziona davvero bene, a partire da una "While My Guitar Gently Weeps" decisamente da brividi, e dalle ottime rivisitazioni, queste si, davvero nelle corde della songwiter, di "I’m So Tired" e "Yer Blues". Stupisce, poi, la scelta di "I'm Looking Through You" di McCartney, la canzone meno nota del lotto, che la Williams rallenta per enfatizzare la tensione di una storia d’amore al collasso.
In genere, gli arrangiamenti non si allontanano troppo da ciò che siamo stati abituati ad ascoltare negli ultimi cinquant’anni di rivisitazioni. Le ballate "Something", la citata "Let It Be" e la conclusiva "The Long and Winding Road" sono ridotte all'essenziale, lasciando che la voce espressiva della Williams coaguli tutte le emozioni che si provano a riascoltare canzoni baciate dal dono dell’eternità.
L’attitudine soul infusa nel meno noto brano dell'album Let It Be,
"I've Got a Feeling", è messa in luce da vortici di organo che
conducono a un assolo di chitarra bruciante, mentre la rilettura di
"With a Little Help from My Friends" ricorda più l’interpretazione di
Joe Cocker che quella contenuta in Sgt. Pepper.
Questo nuovo capitolo dei Lu’s Jukebox, così come dev’essere, non aggiunge e non toglie nulla alla storia dei Beatles e a canzoni che vestono già la perfezione nella loro dimensione originale. Tuttavia, la Williams riesce nella magia di conciliare due mondi apparentemente agli antipodi, restituendo all’ascolto nuove emozioni grazie alla sua fisicità e al timbro inconfondibile di una voce che, qualunque cosa canti, riesce sempre a toccare le corde del cuore.
Voto: 7,5
Genere: Rock
Blackswan, venerdì 17/01/2025
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