Cinquant’anni compiuti lo scorso anno, Mark Tremonti è una figura iconica dell’hard rock/heavy metal, oltre a essere considerato uno dei migliori chitarristi di genere in circolazione. In tre decenni circa di attività ha venduto milioni di dischi, frutto della sua militanza nei Creed, band post grunge che fece il botto con il best seller Human Clay (1999), negli Alter Bridge, di cui è tutt’ora co-leader insieme a Myles Kennedy, e grazie a una carriera solista tutta di livello, che ha raggiunto il suo apice quattro anni fa con il celebrato Marching In Time (2021).
Oggi, messa momentaneamente in stand by l’attività con gli Alter Bridge, il chitarrista torna con il suo sesto album solista, non proprio un concept, ma un disco la cui scaletta è tenuta insieme dal fil rouge di riflessioni profonde sul male di vivere dei giorni d’oggi, sull’odierna condizione umana, su un mondo che va progressivamente alla deriva. Sono le scelte degli uomini a determinare il futuro della società, scelte che non possiamo sapere se giuste o sbagliate, se non alla fine, quando si sono realizzate. E’ la fine che ci mostra il risultato delle nostre azioni, è ciò che si è compiuto che svela il bene o il male delle nostre decisioni, da cui dovremmo imparare, anche se in realtà non impariamo mai niente.
C’è
disillusione e pessimismo nelle liriche del disco, che si riflettono,
poi, sul mood della musica, in cui non mancano ritornelli catchy, ma che
inevitabilmente tende a essere oscura, per quanto non opprimente, e a
richiamare pensieri malinconici, anche quando il tiro si fa potente.
The End Will Show Us How è un disco in cui hard rock e metal, spinti dai consueti riff ad alto contenuto energetico, si intrecciano con ritornelli melodici, in un impianto solido, apparentemente monolitico, dal suono reso omogeneo e coerente dalla produzione del solito Michael “Elivis” Baskette. Si fatica un po’ all’inizio a entrare in sintonia con un disco che sembra privo di guizzi distintivi, ma ascolto dopo ascolto, s’innesca la miccia emotiva, si coglie la profondità della scrittura di canzoni tutte buone, alcune davvero di livello. La band picchia con la consueta forza, creando lo sfondo perfetto in cui emerge la chitarra di Tremonti, che evita inutili sbrodolamenti, centellinando gli assoli, tutti peraltro davvero ficcanti, e una voce notevole, a volte plasmata sul timbro dell’amico Myles Kennedy, ma sempre sicura, sfaccettata, perfettamente a suo agio sia nei momenti più aggressivi che in quelli riflessivi.
Dodici canzoni, per quasi un’ora di musica, che parte alla grande con "The Mother, The Earth And I", brano dagli evidenti intenti ecologisti, costruito come da manuale: intro in crescendo, riff arcigno, ritmica martellante e una melodia oscura che si schiude in uno dei ritornelli più immediatamente assimilabili del disco.
Non mancano, poi, evidenti riferimenti alla musica degli Alter Bridge come in "Just Too Much" (Tremonti si incarna perfettamente in Kennedy), un brano dal groove trascinante e dalla complessa architettura melodica. E se "One More Time" e "Nails" rappresentano il lato più metal e agguerrito del disco (ma fate sempre attenzione alle linee armoniche, splendidamente centrate), la superba "Now That I’ve Made It" recupera antiche scorie grunge riconducibili ai Creed e piazza un ritornello di cupa bellezza.
Sono
da menzionare anche la conclusiva, insolita, "All The Wicked Things", i
cui synth iniziali e il cantato baritonale di Tremonti fanno venire in
mente addirittura gli Editors, salvo poi virare verso ruvidità hard rock
e un solo finale da pelle d’oca, e la title track, la migliore del
lotto, una ballata atmosferica, che stringe il cuore in una morsa di
arresa malinconia.
Mark Tremonti, ma questo già si sapeva, dimostra per l’ennesima volta di aver raggiunto una maturità artistica che gli permette di brillare in solitaria anche lontano dalla casa madre, grazie a canzoni che si fanno ricordare non solo per le sue abilità tecniche, ma anche per una scrittura appassionata e mai ovvia. Con The End Will Show Us How, questo 2025, al momento parco di uscite di rilievo, non poteva iniziare meglio.
Voto: 8
Genere: Hard Rock, Heavy Metal
Blackswan, lunedì 27/01/2025
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