“Scrivo canzoni da quando avevo otto anni ed è tutta una questione di amore per la musica. Poi gli argomenti di cui parlano le mie canzoni, derivano davvero da qualunque cosa mi ispira."
Con queste semplici parole, a fine anni ’80, una giovane Tracy Chapman spiegava ai microfoni della BBC la sua passione per la musica, e quel talento precoce che la portò, inaspettatamente, poco più che ventenne, a essere considerata la stella più luminosa del firmamento folk rock di quel decennio.
Quando nel 1988 la Chapman pubblica il suo omonimo album d’esordio, il mondo della musica guarda altrove: dominano dance, synth pop e new wave, e già si colgono i prodromi di quel fenomeno, il grunge, che dalla piovosa Seattle si appresta a conquistare le classifiche americane ed europee. Eppure, quasi in punta di piedi, si affaccia sulle scene una piccola ragazzina di colore, che con la chitarra a tracolla, canta di diseredati e amori impossibili, riaccendendo negli ascoltatori la passione vissuta per altre due grandi artiste, quali Joni Mitchell e Joan Baez.
Ad aprire la scaletta del disco è Talkin’ ‘bout a Revolution, quella che può essere considerata la signature song dell’oggi sessantenne cantautrice statunitense.
Il brano fu scritto dalla Chapman quando aveva sedici anni ed era una studentessa a Wooster, un collegio a Danbury, nel Connecticut. Lei, cresciuta in un quartiere operaio di Cleveland, dove aveva mangiato il pane duro di una vita travagliata, era finita in una scuola d’elite, grazie a una borsa di studio. Quell’ambiente, però, era davvero lontanissimo da ciò che era stata fino ad allora l’esistenza dell’adolescente Tracy.
Nelle aule e nei dormitori studenteschi, infatti, si respirava il privilegio di famiglie abbienti e la superficialità di ragazzi che godevano delle loro prerogative, disinteressandosi di tutto ciò che avveniva fuori dalla ristretta cerchia scolastica. Questi suoi coetanei non pensavano mai, e probabilmente nemmeno sapevano, che oltre quelle mura vi fossero persone che non avevano soldi o che facevano fatica a sbarcare il lunario, e nemmeno concepivano la necessità di un cambiamento né la possibilità di lottare e manifestare perché quel cambiamento avvenisse. Talkin’ ‘bout a Revolution nacque, dunque, come reazione a questo universo inconsapevole, che viveva in un liquido amniotico impenetrabile da ogni fermento politico e sociale.
“…Mentre stanno in fila per il welfare
Piangere alle soglie di quegli eserciti di salvezza
Perdere tempo nelle code alla disoccupazione
Seduto in attesa di una promozione…
I poveri si ribelleranno
E otterranno la loro parte”
Quando, poi, la Chapman iniziò a frequentare la Tufts University, si trovò a vivere in un ambiente diverso, in cui giovani si impegnavano fattivamente per quel cambiamento che lei aveva sempre sognato, fin da ragazzina. In particolare, all’epoca, i campus universitari negli Stati Uniti stavano davvero aprendo la strada alla sensibilizzazione delle persone su ciò che stava accadendo in Sud Africa e alla lotta contro l’apartheid. Ecco, allora, che quelle risolute parole si accesero di nuova luce e abbracciarono un nuovo ideale. La Chapman, quindi, registrò una scarnissima demo presso la stazione radio del campus, che finì poi nelle mani di un altro studente, Brian Koppelman, un’attivista dei diritti umani, il cui padre Charles era il co-proprietario di una piccola etichetta, la SBK. Charles si innamorò perdutamente della musica della giovane Tracy, l’aiutò a realizzare un vero demo, ottenendole, poi, un contratto con una major, l’Elektra Records.
Chapman ottenne molta visibilità quando eseguì questa canzone solamente con la sua chitarra acustica per chiudere il suo set al concerto gratuito in onore di Nelson Mandela, svoltosi nello stadio di Wembley, l'11 giugno 1988, due mesi dopo l'uscita del suo album di debutto. Il concerto è stato trasmesso dalle televisioni di tutto il mondo, dando a molte persone la possibilità di vedere all’opera per la prima volta la giovane songwriter americana. Dal momento che la Chapman era un’esordiente, la sua performance era posta all'inizio del concerto, ma ore dopo, quando Stevie Wonder ebbe un problema tecnico, Tracy venne richiamata sul palco, dove eseguì altre due canzoni, inclusa Fast Car, che era il suo primo singolo. Questa ulteriore esposizione accese ancor di più l'interesse per la Chapman, e in seguito, il suo album, insieme al singolo Fast Car, ha scalato le classifiche di tutto il mondo. Nella sua nativa America, il disco arrivò al numero 1 il 27 agosto, mentre Fast Car raggiunse la posizione numero 6 di Billboard. Quel che si dice una vera e propria epifania.
Blackswan, martedì 12/02/2025
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