venerdì 14 febbraio 2025

Avatarium - Between You, God, The Devil And The Dead (AFM Records, 2025)


 

Un disco ogni due anni, pubblicato con metodica precisione. Gli svedesi Avatarium, spin off dei Candlemass, il cui membro, Leif Edling, è l’artefice e fondatore del progetto insieme alla moglie Jennie-Ann Smith, tornano con il loro sesto album in studio, probabilmente il migliore di una carriera fin qui assolutamente impeccabile.

Un disco, questo Between You, God, The Devil and The Dead, che si allontana sempre più dalle alchimie doom degli esordi (pur senza rinnegarle completamente), per abbracciare, come già nel precedente Death, Where is Your Sting, un suono meno roccioso, che fonde hard rock, psichedelia e progressive in un connubio che paga debito alla gloriosa stagione anni ’70.

Solo un filo più spigoloso del suo predecessore, il nuovo lavoro degli Avatarium condensa in otto canzoni, per circa tre quarti d’ora di musica, una scrittura profonda, elegante e complessa, che dà vita ad atmosfere capaci di fondere dolcezza e sensualità (merito della grande performance di Jennie-Ann Smith) a momenti più cupi e drammatici, carichi di pathos e forieri di un retrogusto spesso malinconico. La band funziona a meraviglia, abbinando tecnica a trasporto emotivo, ma è evidente che la parte del leone la fanno i due coniugi: Edling è un vero califfo della sei corde, ricama atmosfere, sfodera riff aggressivi, si abbandona a soli lussureggianti, mentre l’istrionica Jennie-Ann Smith seduce con il proprio timbro versatile e sensuale, intessendo passaggi di teatrale drammaticità.

Il retroterra doom non è stato abbandonato completamente, prova ne è l’opener "Long Black Waves", che evoca il passo tenebroso dei Black Sabbath pur contornandolo di rock blues di matrice settantiana. Una canzone fantastica, che come l’onda evocata dal titolo, si schianta furiosa sulla risacca e poi si ritira, per continuare il suo movimento ipnotico, tra un suono d’organo retrò e uno straordinario lavoro di cesello da parte di Edling.

"I See You Better In The Dark", pubblicata come singolo qualche mese fa, cambia registro, è meno cupa e più aggressiva, innesta le proprie radici nel rock anni ’70 e sfodera un ritornello trascinante che evoca i Jefferson Airplane con un piglio quasi radiofonico, mentre Edling giganteggia nuovamente alla chitarra, piazzando a metà brano un solo devastante.

La Smith è protagonista di una prova magistrale per tutta la durata del disco, ha un approccio al canto assolutamente teatrale, è impostata, ma sa trasmettere autentiche vibrazioni, sia quando veste i panni della sofferenza nella cupa e drammatica "My Hair Is On Fire (But I’ll Take Your Hand)" sia quando intride di sensuale inquietudine il passo lento e minaccioso di "Until Forever And Again".

Il disco si chiude con la strumentale "Notes From The Underground", brano che, nel suo incedere sinuoso e ipnotico (salvo la chiosa decisamente doom), mostra nuovamente la grande abilità di Edling nel far convivere tecnica e fantasia, e con la title track, ballata malinconica, che spegne la tensione elettrica accumulata precedentemente e in cui la Smith dà vita a una languida performance, tutta palpiti e brividi.

Una chiosa da applausi, che sigilla l’ennesimo grande disco di una band che, pur senza rinnegare il proprio passato, ha saputo metterlo al servizio di una musica più ariosa e complessa, che guarda agli anni ’70 e li rilegge con idee, pathos e grande consapevolezza.

Voto: 8

Genere: Rock, Classic Rock

 


 


Blackswan, venerdì 14/02/2025

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