Da sempre musicista inquieta, incapace per indole di adattarsi ai rigidi confini della musica country, verso la quale ha da sempre avuto un approccio improntato al crossover, Amanda Shires continua a scrivere canzoni come veicolo per raccontarsi, per mettersi a nudo, per esprimere, senza artifici, le emozioni che si celano nel profondo del suo animo.
Se il precedente, bellissimo Take It Like a Man (2022) affrontava con il cuore in mano le diverse sfaccettature del suo essere donna, decisa, fascinosa e sensuale, ma anche fragile, vulnerabile e contraddittoria, questo Nobody’s Girl racconta con altrettanta sincerità la separazione dal marito Jason Isbell (tema esplicitato fin dal titolo).
Finora, è stato lui a gestire la narrazione, nelle interviste e indirettamente nel disco uscito quest’anno, Fooxes In The Snow,
in un modo che ha minimizzato il contributo di Shires alla sua carriera
e ha lasciato intendere che lei (proprio lei che lo strappò al tunnel
infernale dell’alcolismo) stesse logorando il suo impegno per la
sobrietà. Con Nobody's Girl, la Shires, dopo aver taciuto per
lungo tempo, prende finalmente la parola, e lo fa attraverso tredici
brani laceranti, in cui la songwriter originaria di Lubbock cerca di
dare un senso alla fine del suo matrimonio durato undici anni.
A volte è arrabbiata, certo, ma la rabbia è solo una parte di un complicato mix di emozioni che tendono più al dolore, allo smarrimento e persino al desiderio di rivalsa. Sebbene la Shires dica la sua in Nobody’s Girl, non sta, però, regolando i conti con Isbell. Il quale, per quanto sia il fulcro della narrazione, resta tutto sommato, marginale: questo è soprattutto il disco di una donna ferita, che scandaglia la disperazione che ha provato, la stanchezza e l'insicurezza, e in definitiva la forza e la determinazione che saranno necessarie per ricostruire la sua vita alle sue condizioni. Un cammino faticoso, irto di ostacoli emotivi e di ferite da lenire, ma necessario per riaccendere la fiamma della speranza.
Queste canzoni riflettono, quindi, l'arduo processo di "riprendere la strada",
come canta in "A Way It Goes", una canzone che sembra perennemente
sull'orlo delle lacrime mentre fluttua su nuvole d’archi, un drive di
pianoforte in tonalità minore e una ritmica leggera (“quando ho sentito nel mio cuore spuntare piume, mi sono sorpresa a sognare di nuovo”). Perdersi e ritrovarsi, dannazione e redenzione.
La Shires ha collaborato nuovamente con Lawrence Rothman, che ha prodotto il suo album del 2022 Take It Like a Man: insieme hanno creato un approccio musicale coeso perfettamente funzionale alle liriche amare: un pianoforte crepuscolare è il fulcro su cui si poggiano molti di questi brani, arricchiti anche da chitarra acustica, morbidi sintetizzatori, steel guitar e violini. Persino gli arrangiamenti musicali più anomali (le chitarre rumorose e ringhianti di "Piece of Mind" o il ritmo incalzante che guida "Strange Dreams") sono al servizio della sua voce, che, al netto di canzoni bellissime, è il punto focale dell’album.
Ed
è così che deve essere: Shires è sempre stata una cantante
incredibilmente espressiva, ma non è mai stata più efficace di quanto lo
è in Nobody's Girl. In "Maybe I" la sua voce suona triste ed
esausta, con un tono sommesso, che poi si fa più forte e sicuro,
appoggiandosi a un semplice riff di pianoforte ripetuto e sul crescendo
della steel guitar. Al contrario, c'è una vena di rabbia nel modo in cui
canta "Piece of Mind": la Shires oscilla tra il risentimento e il
dolore per essere stata lasciata sola a frugare tra le macerie del suo
matrimonio, e per il fatto di accettare lentamente che la relazione
fosse finita, cancellandone però le tracce che poteva (“Finalmente
ho smesso di contare le notti e le mezzanotte, arrivando alla stessa
conclusione, era davvero finita, Ci è voluto un po' per interiorizzarlo,
Ho un nuovo tavolo da pranzo, Ho ridipinto le pareti, mi sono
sbarazzato di ogni prova che tu fossi mai stato qui”).
In "The Details", il brano più tagliente dell'album, chiarisce che non lascerà che il passato venga cancellato, dimenticato. C’è tanta tristezza quanto rabbia nel riassunto che la Shires fa del suo matrimonio e della successiva rottura, mentre sgocciolano malinconici accordi di pianoforte: “Cancelli i dettagli, E io sono storia, Non importa quanto nitidi, conservi i ricordi, Li riscrivi, così puoi dormire”. Non cerca l’attacco frontale, la battuta di grana grossa o la cattiveria fine a se stessa: attraverso la nebbia del dolore e la complicata rielaborazione del lutto, la Shires usa il fioretto e colpisce nel segno, usando poche parole per ricordare a Isbell che dignità e rispetto sono importanti tanto quanto l’amore.
Ammaccata, addolorata, forse più fragile, ma di nuovo padrona della propria vita e dei propri sogni. Un piccolo conforto, che disvela la possibilità di un nuovo inizio.
Voto: 8
Genere: Americana
Blackswan, lunedì 20/10/2025
Nessun commento:
Posta un commento