martedì 6 marzo 2012

LAYLA - DEREK AND THE DOMINOS


I Beatles stanno attraversando il loro periodo di massimo splendore, quando George Harrison conosce e stringe amicizia con il più giovane, ma già affermato, Eric Clapton, enfant prodige della scena blues britannica. I due si piacciono, si frequentano, si stimano artisticamente. Eric, seppure senza crediti, aiuta George a comporre While My Guitar Gently Weeps, capolavoro dal White Album dei Beatles del 1968; Harrison ricambia suonando la chitarra in Badge, chicca tratta da Goodbye, ultimo album dei Cream prima dello scioglimento.Un bel rapporto di amicizia, insomma, che però a un certo punto s'incrina. George è sposato fin dal 1966 con Pattie Boyd, splendida attrice conosciuta sul set di A Hard Day's Night, uno dei tanti musicarelli che in quegli anni vedeva come protagonisti i Fab Four. 
Quando Eric, che frequenta assiduamente la coppia, capisce di essersi innammorato di Pattie, sbrocca letteralmente ( a vedere la foto di Pattie si capisce perchè ). E come da miglior tradizione, una sincera amicizia va a farsi benedire per colpa di una donna. Clapton, infatti, comincia a insidiare l'attrice, le telefona, le scrive, non perde occasione per manifestarle i propri sentimenti. Pattie, però, è tetragona a ogni corteggiamento, non cede alle sue lusinghe e resta fedele a George ( che forse in questo momento gode di tutt'altro appeal economico ). Clapton, che nel frattempo ha messo in piedi il progetto Derek And the Dominos, decide di giocarsi l'ultima carta del mazzo, ricorrendo alla propria arte, e trasportato da quegli impeti di teatralità che talvolta accompagnano i comportamenti di un amante respinto, decide di scrivere una canzone per Pattie. Trova anche una bella storia da raccontare, per arrivare al cuore dell'amata senza essere troppo esplicito. "Layla", così il nome che verrà dato alla canzone, trae ispirazione dal romanzo in versi " Majnun e Leyla " opera del poeta azero Nezami. Il romanzo racconta l'infelice storia della principessa Leyla, costretta dal  tirannico padre a un matrimonio di interesse, e di  Majnun che, innamorato della giovane, impazzisce di gelosia quando viene a sapere che è stata promessa a un altro. La canzone, contenuta in  Layla and Other Assorted Love Song ( del 1970 ), uno dei più innovativi dischi di rock-blues della storia ( tra le meraviglie dell'album un'intensa rilettura di Little Wing di Hendrix e lo struggente arpeggio finale di Thorn Tree In The Garden ) , è divisa in due movimenti ben distinti: il primo, che si basa su un'architettura squisitamente chitarristica, ha un andamento decisamente rock, mentre il secondo movimento, creato da Jim Gordon, vive soprattutto di languori pianistici intrisi di romanticismo soul. Il celebre riff di chitarra della prima parte, a differenza di quanto si pensi, non è opera esclusiva di Clapton, ma nasce da un'intuizione folgorante di Duane Allman, che di lì a breve andrà a suonare la sua scintillante Gibson Les Paul in paradiso. Il successo del brano, nonostante l'intrinseca bellezza, fu comunque tutto postumo: quando il singolo uscì, a causa anche dell'eccessiva durata ( l'album version è lunga oltre 7 minuti ) che ne impediva il  passaggio in radio e della scarsa fama dei Derek & The Dominos, si piazzò solo al cinquantesimo posto delle classifiche inglesi. Ma nel corso del tempo la canzone ottenne i riconoscimenti che meritava: venne utilizzata in molti spot pubblicitari, comparve in numerose colonne sonore di film e si aggiudicò il 27° posto nella classifica di Rolling Stones delle 500 canzoni più belle di tutti i tempi. Ma soprattutto, a dimostrazione che spesso la costanza paga, la canzone raggiunse l'obiettivo per cui era stata scritta: Pattie Boyd divorziò da Harrison nel 1977 e due anni dopo convolò a giuste nozze con Clapton. Potere della musica.



Oltre all'originale, vi propongo questa reinterpretazione del brano a opera dello stesso Clapton e di Wynton Marsalis. Il classico rock indossa le vesti di un funerale a New Orleans ( la canzone parte dopo circa tre minuti di chiacchiere ).


Inserisco anche il testo :


Layla


Cosa fai quando ti senti sola
e non hai nessuno al tuo fianco?
Sei scappata e ti sei nascosta per troppo tempo
Sai ? 

solo a causa del tuo stupido orgoglio

Layla, hai me in ginocchio
Layla, sto elemosinando, tesoro ti prego
Layla, tesoro non vuoi dar pace alla mia mente angosciata?

Ho cercato di consolarti
Quando il tuo vecchio uomo ti ha abbandonata
Come un pazzo, mi sono innamorato di te
Hai girato il mio mondo sottosopra

Prendiamo il meglio da questa situazione
prima che diventi matto
Ti prego non dire che non troveremo mai una via d'uscita
e che il mio amore sia vano




Blackswan, martedì 06/03/2012


lunedì 5 marzo 2012

BRUCE SPRINGSTEEN - WRECKING BALL

Sono mesi che sul web non si parla d'altro che del nuovo album di Bruce Springsteen, che ufficialmente uscirà nei negozi soltanto domani. Da un lato, i fans in adorazione ( tra cui il sottoscritto ) si domandavano, con malcelato timore, se il boss, reduce da due lavori modesti assai ( Magic e Working On A Dream ) sarebbe riuscito a risollevare le sorti di un carriera un pò in declino, e oltretutto senza l'apporto, spesso indispensabile, del compianto Clarence Clemmons; dall' altro, invece, schiere di agguerriti detrattori e delusi fans della prima ora affilavano le armi pronti a dare il colpo di grazia a un artista ritenuto vecchio, stanco, demotivato e artisticamente morto e sepolto. Insomma, un rumoreggiare continuo, caotico e a tratti addirittura convulso. Tant'è che in un primo momento, senza aver ancora ascoltato il disco, avevo pensato di fare su " Wrecking Ball " due recensioni, una da ultras, nella quale potessi difendere a spada tratta il mio beniamino contro ogni evidenza, l'altra, invece, scritta con il piglio più severo del critico che giudica la musica prescindendo dagli affetti. Ma quando il cd ha cominciato a suonare nel mio stereo, ho capito che non ci sarebbe stato bisogno nè di mentire nè di essere particolarmente severi.Perchè il boss è tornato e lo ha fatto con un disco, lo dico in piena coscienza, che non solo è molto bello, ma  è sicuramente il suo migliore dai tempi di The Rising del 2001 ( album con il quale Wrecking Ball presenta molte affinità ). E come Batistuta che zittisce i fischi del Camp Nou dopo un goal meraviglioso segnato al Barcellona, Springsteen mette a tacere, almeno per il momento, tutti coloro che, un pò troppo frettolosamente, ne avevano celebrato le premature esequie. A voler concedere qualcosa ai detrattori, ammetto che il singolo, " We Take Care Of Our Own ", lasciava presagire il peggio : non una brutta canzone, ma sicuramente in linea che gli standards qualitativi modesti degli ultimi due dischi e leccata non poco da un arrangiamento pop assai ruffianello. Si tratta dell'unico passo falso, peraltro fuorviante, di un disco che ci restituisce un Boss arrabbiato e in perfetta forma, capace di far convivere il proprio bagaglio di rock pane e salame  con un folk dai sentori celtici che richiama la grande tradizione americana ( Peter Seeger su tutti ),  con certe attitudini briosamente soul che ricordano alcune ottime performance del passato, e con passaggi maggiormente intimisti e riflessivi. Insomma, questo è lo Springsteen che forse nemmeno il più tenace e ottimista dei fan si sarebbe aspettato. Non fraintendetemi: non siamo di fronte a Born To Run o a Darkness : quegli anni sono passati e non torneranno più. Tuttavia, " Wrecking Ball " ci restituisce un artista maturo e di nuovo ( finalmente ) sanguigno, uscito definitivamente da una crisi di ispirazione che ne aveva fiaccato la credibilità, e capace di scrivere ancora canzoni che fanno tremare le vene dei polsi. Come ad esempio la corale hip-hop di " Rocky Ground ", vestita coi panni di una nuova " Streets Of Philadelfia ", o lo splendido valzer in punta di plettro della struggente " Jack Of All Trades " ( Tom Morello contribuisce alla chitarra ). Ma Bruce tiene un ottimo passo anche quando la musica accelera : la nostalgica title track si avventura in un inconsueto territorio punk folk nobilitato da un scintillante arrangiamento di fiati, come se Springsteen fosse coverizzato in una jam session fra i Flogging Molly e i Rocket From The Crypt, mentre la splendida " Land Of Hope And Dreams " declama un'ispiratissima epica da spazi aperti dal sapore antico. " Wrecking Ball " non sarà certo un capolavoro, ma è sicuramente un ottimo lavoro e suona, come mai prima in quest'ultimo decennio, con quel sincero coinvolgimento emotivo che trasformò il rock del boss in leggendaria epopea. Di sicuro si sprecheranno altri fiumi d'inchiostro e difficilmente le opposte fazioni riusciranno a trovare una convergenza di qualsiasi tipo. Personalmente, e lo direi anche se  non fossi un indomito sostenitore del ragazzo di Freehold, sono felice che Bruce abbia ritrovato la strada che aveva smarrito. E la strada, si sa, quando uno è nato per correre, significa tutto. 


VOTO : 7,5



Blackswan, lunedì 05/03/2012

domenica 4 marzo 2012

BACK IN BLACK – AC/DC


Aveva ragione Orwell quando in un’emozionante pagina di “1984” evidenziava il grande potere evocativo della musica popolare. Prendete me, ad esempio. Io non ricordo mai cosa ho mangiato ieri mezzogiorno e ho sfumati ricordi di quasi tutto quello che mi è accaduto nel corso dell’esistenza. Ma gli episodi legati a un disco, a una canzone, a un concerto hanno sempre contorni ben definiti, si vestono di nitore e consistenza, emergono chiarissimi da quel torbido marasma di pensieri e nozioni che è il mio cervello. Sarà per questo che scrivo di musica: per ricordare cose che altrimenti sarebbero oblio, per mettere insieme, come in un puzzle, le tessere  della mia vita, confuse e disperse dalla frenesia di una corsa che tutto risucchia nel vuoto. Back in Black mi riporta con la memoria a un venerdì pomeriggio romano, di sole e di vento. Sono poco più che un bambino e da un anno circa ho scoperto che la musica è, e sarà, la cosa più importante della mia vita, un’amore così totalizzante, innanzi al quale retrocedono gli studi, la fidanzatina, il pallone. Entro in un negozio di dischi, nelle tasche i risparmi di un mese di paghetta, in testa la sensazione di essere così ricco da portarmi a casa un’intera discografia. I soldi in realtà bastano solo per due vinili, che scelgo dopo ore di metodica indecisione ( per natura, sono un indeciso ma metodico: saper ordinare e classificare le titubanze mi consente di dare un senso alla mia incompiutezza ). Arrivo alla cassa con la Quinta Sinfonia di Beethoven e Back in Black degli Ac/Dc. Il commesso, un ragazzo sulla trentina con dei folti capelli corvini, mi guarda tra il faceto e il supponente e mi chiede: “ Li prendi tutti e due ? “ “ No. Uno lo compro e l’altro lo porto a fare un giro “. Ride, e invece di tirarmi un papagno in fronte, soggiunge : “ Forse è meglio che tu ti chiarisca le idee “. “ Stronzo “ penso, ma non lo dico. Pago, e tutto orgoglioso dei miei acquisti me ne torno a casa, domandandomi quali siano le idee da chiarire. Mi piace la classica e mi piace l’hard rock. E allora ? Anche oggi, leggo Saramago e nei ritagli di tempo Topolino. Dentro me vive un cazzone, e da quando ho accettato questo fatto, io e il cazzone siamo diventati amici e campiamo in perfetta sintonia. Lui si fa le canne, si ubriaca e si spacca i timpani con la musica punk, io sono uno sportivo, bevo con moderazione e ascolto Miles Davis. Tra noi c’è armonia e ci vogliamo bene. E quando l’occasione lo richiede, il cazzone si comporta da perfetto gentiluomo : gli ho insegnato a mangiare con le posate, a non tentare di organizzare gare di rutti con gli altri commensali e ad andare in bagno limitandosi a chiedere dove sia la toilette invece di esordire con il più efficace, ma politicamente scorretto, “ Bella raga, vado a cambiare l’acqua al merlo ! “. Classica e hard rock. Tutto sommato, armonia. Ecco perché nonostante l’amore per Mozart, Beethoven e Bach, quel pomeriggio di tanti anni fa, il mio stereo pompava a palla, per la gioia di tutto il vicinato, “ Back In Black “ degli Ac/Dc, disco simbolo di un’attitudine caciarona e orgoglioso vessillo per ogni rocker che si rispetti. Com’è quella cosa che si racconta sugli Ac/Dc ? Che fanno sempre lo stesso disco ? Vero. Ma per qualche anno della loro quasi quarantennale carriera quel disco ha suonato fottutamente bene. Let There Be Rock, Highway To Hell e quindi Back In Black, il primo lavoro senza il grande Bon Scott, tragicamente scomparso perchè non riusciva più ad abbassare il gomito diventato un tutt’uno con la bottiglia. I fratelli Young ripartono a cento all’ora, la morte nel cuore, il dna di un rock tutto muscoli e sudore, e un nuovo cantante, Brian Johnson, voce ruvida e movenze da camionista. La scaletta è uno sferragliante treno in corsa di canzoni memorabili, che diventeranno quasi tutti classiconi da headbagging. Drumming rigorosamente in quattro quarti, linea di basso monocorde e pulsante, ritornelli da stadio, riffoni pesi come impianti siderurgici, e assolazzi di solare energia. Serve altro per fare un grande disco rock ? Si. Serve la sincerità, che nello specifico vive in un combattimento usque ad finem con magiche durlindane di decibel contro gli acerrimi nemici modaioli, quelli dalle orecchie gentili, che trasformano la musica in intellettualismo masturbatorio. Prendete l’attacco di “Givin’ The Dog a Bone “ e fatevene una ragione, perché questo disco funziona tutto così: le bacchette a battere le pelli con ferocia belluina e due accordi in croce ( e in loop ) a sbriciolare i limiti di velocità ( e fategli pure la multa se riuscite a prenderli ! ). Back In Black è alta velocità prima del Tav, è una corsa a perdifiato per un declino scosceso, è un’ autostrada per l’inferno in un post mortem selvaggio ed elettrico in memoria dell’amato Bon. Quanto basta a compensare l’immenso Beethoven e a soddisfare il cazzone che vive dentro me. Che sfreccia nel traffico col finestrino abbassato, i capelli al vento, la paglia fra i denti e quando parte “Hell’s Bells” si sente lo stronzo più felice del mondo.




Blackswan, domenica 04/03/2012

venerdì 2 marzo 2012

SULL’ISOLA APRE IL CINEFORUM


Altro che isola deserta. Ormai questa è diventata un centro culturale per naufraghi. Abbiamo una biblioteca che fa invidia a quella di Alessandria e una discografia che non ci basta una vita intera per ascoltarla tutta. Grazie ai buoni offici di qualcuno, abbiamo in dotazione anche due o tre palloni, così ci scappa pure il calcetto del lunedì sera. Sulla riserva di alcolici garantisco io, state sereni. E anche con il fumello stiamo tranquilli per un po’.Ora, l’unica cosa che manca è un bel Cinema Sotto Le Stelle. Ci sto comunque lavorando da qualche giorno. Ho fatto predisporre la struttura sulla spiaggia, ho messo poltroncine comode comode, così se qualcuno si scazza a guardare l’ennesimo film iraniano, si può fare un bel pennicone, e ho anche allestito un baretto molto carino : birra, bottiglie di bianco da servire ghiacciate e bicchieroni di whisky a ritmi da saloon ( ma scordatevi pop corn, coca cola e fottutissimi happy hour, che qui non siamo in centro a Milano ). Mancano solo i film, che dovete provvedere a portare voi. Dieci a testa, come sempre. Infilate nel bagaglio quello che più vi piace, perchè la Cine Killer Productions sarà ben lieta di proiettarli tutti. Male che vada, la serata in cui è in programmazione un polpettone d’amore, si organizza il calcetto con gli amici.
Ecco i miei dieci in ordine sparso :

Blade Runner di Ridley Scott

Scholl Of Rock di Richard Linklater

Clercks di Kevin Smith

Il Figlio dei Fratelli Dardenne

Il Grande Lebowski dei Fratelli Coen

L’odio di Matthieu Kassovitz 

Into the Wild di Sean Penn 

L’uomo In Più di Paolo Sorrentino

Il Vento Fa Il Suo Giro di Giorgio Diritti

Million Dollar Baby di Clint Eastwood




















Chiudo il post regalandovi uno dei dialoghi più surreali della storia del cinema. E' tratto da uno dei film che ho scelto, Clercks, e ogni volta che guardo questa sequenza, piango. Dal ridere. 
( la visione è riservata solo ad un pubblico adulto )




Blackswan, venerdì 02/03/2012

giovedì 1 marzo 2012

YESTERDAY - THE BEATLES



Il verso " Scrambled eggs, oh my darling how i love your legs " probabilmente non vi dirà nulla. Ma se invece scrivo " Yesterday, all my troubles seemed so far away " riconoscerete immediatamente il testo di " Yesterday ", una delle canzoni più famose dei Beatles e di tutta la storia del rock. La quale, originariamente e per un certo periodo di tempo, sarebbe dovuta chiamarsi proprio" Scrambled Eggs ", uova strapazzate. Viene spontaneo domandarsi se il brano avrebbe avuto lo stesso successo anche con un titolo così strampalato, peraltro assolutamente in linea con la genesi bizzarra della canzone. Leggenda vuole, infatti, che Paul McCartney, una mattina, si fosse svegliato di soprassalto con una melodia in testa. Messosi al piano, avrebbe iniziato a suonarla, convinto in animo suo di averla già sentita da qualche parte, che fosse cioè una canzone già composta da altri. E siccome non riusciva a ricordarsi il testo, la canticchiava pensando alle uova strapazzate che lo aspettavano per colazione. Nei giorni seguenti, Paul continuò a rimuginare sull'originalità del brano e fermava chiunque chiedendo se si ricordasse chi fosse l'autore di questa canzone di cui gli sfuggiva il titolo. Alla fine, dal momento che tutti gli interpellati cadevano letteralmente dalle nuvole, si convinse che "Scrambled Eggs " fosse  frutto solo  del proprio ingegno. Iniziò così a plasmarla lentamente, spinto a farlo dagli altri componenti della band, coi quali venne deciso il titolo più sobrio di " Yesterday ". Paul, inizialmente non aveva idea di che taglio volesse dare al pezzo, se farne una silly song acustica oppure coinvolgere tutto il gruppo in qualcosa di diverso ( pensò addirittura di farne una versione elettronica ). Fu George Martin ad avere l'intuizione di aggiungere alla scarna esecuzione per chitarra acustica un quartetto d'archi, dando alla canzone la sua forma definitiva. Dal momento che nessuno degli altri tre scarafaggi era molto felice di essere stato estromesso sia dalla composizione che dall'esecuzione del brano, il singolo fu lanciato esclusivamente negli Stati Uniti, e solo più tardi in Inghilterra, abbinato oltretutto a " I Should Have Known Better ". "Yesterday", che sembrerebbe raccontare di un amore finito e che in realtà è dedicata al ricordo della morte della madre di Paul, ebbe nel corso degli anni un incredibile successo, tanto che a tutt'oggi è probabilmente il brano più coverizzato della storia ( le statistiche parlano di circa 3000 cover ). La bellezza di "Yesterday " e i continui tributi alla canzone non furono mai digeriti completamente da John, che forse per la prima volta in assoluto si sentì surclassato dall'amico-rivale ( a mio avviso, Paul ci riuscì anche un'altra volta, con " Eleanor Rugby " ). Quando infatti i rapporti tra McCartney e Lennon scesero abbondantemente sotto la soglia di un minimo sindacale di civiltà, John attaccò frontalmente Paul nella canzone " How Do You Sleep " ( da Imagine del 1971 ) con queste testuali parole : " L'unica cosa che hai fatto è Yesterday / e da quando te ne sei andato sei solo Another Day" ( gioco di parole che tira in ballo il primo singolo di McCartney come solista ). Non solo. Celebre è la dichiarazione durante un'intervista del 1980 rilasciata da Lennon a David Sheff, che incautamente gli chiese lumi sulla genesi della canzone. John, scocciatissimo, proruppe così : << Nei ristoranti la suonano sempre. Io e Yoko, in Spagna, abbiamo persino autografato il violino di un musicista che passava per i tavoli suonando Yesterday.Non siamo riusciti a spiegargli che la canzone non l'ho scritta io.>> Yesterday come standard da ristorante, strimpellata da musicisti scarruppati è un' immagine davvero niente male. Ma John non si ferma: << D'altra parte, il poveretto non poteva certo girare fra i tavoli suonando " I'm a Walrus " >>. Come a dire che Yesterday la possono suonare tutti, il capolavoro di Lennon, no >>. La chiosa è acida assai << Yesterday è la canzone di Paul.Ben fatta.Bellissima. Ma non ho mai desiderato di averla scritta io >> . Eppure, ho come l'impressione, caro John che sei nell'alto dei cieli, che per quella canzone un filo di invidia tu l'abbia provata. 




Blackswan, giovedì 01/03/2012