Uscirà il primo giorno di giugno la ristampa del mitico The Ballad Of Sally Rose,
uno degli episodi più significativi della discografia della
singer-songwriter originaria dell’Alabama. Il disco, che vide la luce
nel 1985, è una sorta di concept album che racconta le vicende di una
cantante di nome "Sally Rose", il cui marito e mentore, un musicista con
problemi di alcolismo, muore in un incidente stradale. Le vicende
narrate in questa “country opera” sono ispirate al pigmalione artistico
che legò la Harris al grande Gram Parsons. L’album, che ricevette una
nomination al Grammy Award come miglior disco country dell’anno, verrà
stampato su due cd, il primo con la scaletta originale rimasterizzata,
il secondo contenente outtakes, inediti e rarità.
Ci vogliono le palle per intitolare una canzone Rock,
perché non è solo una dichiarazione d’intenti, ma è anche farsi
portabandiera di un genere, in un paese in cui il rock non sempre ha
trovato terreno fertile e interpreti all’altezza. Devi essere
incosciente e sfrontato, certo, ma devi essere anche consapevole dei
tuoi mezzi, perché stai in equilibrio su una corda tesa e al minimo
errore, puoi precipitare nel vuoto.
Così quando partono i tre minuti e ventiquattro di Rock#1,
primo singolo tratto da Sciamano, album d’esordio dei teramani The
Young Nope, ci si chiede se davvero questi tre ragazzi abbiano le palle
per riuscirci. Ci vuole pochissimo, però, per fugare ogni dubbio: riff
graffiante, tamburi battenti e tanto sudore. Rock è una signora canzone,
una deflagrazione di potenza e giovanile entusiasmo di una band
praticamente agli esordi, ma che possiede già talento da vendere.
The
Young Nope è un progetto nato nel 2016 a Teramo, da un'idea di Pier
Paolo Tancredi, 18 anni (batteria, percussioni, seconda voce), Pierpaolo
Saccomandi, 19 anni (chitarra, voce, sintetizzatori) e Pierluca
Dolceamore, 18 anni (basso). All’attivo, finora, un solo Ep, Satellite
(maggio 2017) e questo primo, convincente full lenght. Che è
spregiudicato e senza compromessi, come è giusto che sia, vista la
giovanissima età dei musicisti, ma che è anche ricco di idee e di
intuizioni.
Perché di buone canzoni in scaletta, oltre la citata Rock#1, ce ne sono, eccome. La tensione bluesy di Birds, ballata attraversata da un mood notturno e cantata da Saccomandi con una maturità sorprendente, la spiazzante Heroina,
gioco a incastro fra le rarefatte atmosfere blues della prima metà e i
vertiginosi cambi tempo della seconda, la sferragliante malinconia di Padrone e le suggestioni psichedeliche dell’ottima Andare Via.
In
un paese come il nostro, dominato prevalentemente da artefatti talent
show, da un mainstream frusto e stantio e da una scena indie derivativa e
sopravvalutata, i The Young Nope rappresentano una ventata di
freschezza e reintroducono un approccio verace alla musica, di cui
troppo spesso ci dimentichiamo. Nonostante le inevitabili imperfezioni,
che l’esperienza, ne siamo sicuri, emenderà, Sciamano torna a parlare il
linguaggio di un rock vibrante e senza compromessi, che piacerà a tutti
coloro che amano sopra ogni cosa sincerità e chitarre. Promossi.
I
12 brani dell’album sono spettrali e robusti, spesso definiti dallo
spazio tra i suoni. Lanegan & Garwood hanno condiviso il video per
“Save Me”, il primo singolo e opening track dell’album e hanno
annunciato una serie di date per questo autunno in Europa.
Negli
ultimi dieci anni Lanegan e Garwood hanno lavorato insieme all’album
Black Pudding nel 2013 e agli album solisti di Lanegan (Garwood ha
contribuito a Blues Funeral del 2012, a Gargoyle del 2017 e subito dopo
ha partecipato al tour come musicista nella band di Lanegan). La
tecnologia li ha sempre aiutati permettendogli di collaborare da punti
diversi del globo: Garwood da Londra e Lanegan da Los Angeles.
“Negli anni abbiamo registrato insieme o da soli. Questa volta, ho iniziato l’album da solo, con la compagnia di molti animali,” ha detto Garwood. “E’
arrivato come un flusso, mi sono messo al lavoro ed è uscito qualcosa.
La nostra musica è istinto, non c’è molto da dire, solo creare. Penso
che se sei in pace con il tuo lavoro e lo senti giusto, fluisce
facilmente. La musica non è pensata per essere difficile. Però ogni
tanto ti può ridurre in cenere. Fare musica per un cantante, che
permetta di vivere con quella canzone, significa colpire l’anima. Non
c’è un hit senza una perdita. È un album curativo per noi creatori e
anche per gli ascoltatori. Cresce in modo naturale. Noi siamo i
giardinieri dei sentimenti sonori.”
Se Black Pudding metteva la chitarra lunatica di Garwood al centro del palco, With Animals
è costruito con una serie di attrezzi diversi. Analogico e polveroso,
suona come se Lanegan e Garwood si fossero rintanati in uno studio di
registrazione dei ’60 mentre un’apocalisse impazza fuori. Brani in loop
suonano come se fossero stati estratti da There’s A Riot Goin’ On, mentre melodie sparse richiamano il sound dei produttori britannici Burial oppure Boards of Canada.
Le polverose canzoni di With Animals sembra che siano state composte in compagnia di anime notturne. “Nonostante molte di queste canzoni fossero state registrate durante il giorno,” ha detto Duke, “Prima
che il sole si alzi troppo…quel sound notturno è sempre lì nel mio
cuore. Suppongo sia sempre mezzanotte da qualche parte.”
With Animals sarà disponibile dal 24 agosto su Heavenly Recordings, distribuzione Self.
Non
sono in molti quelli che sanno rileggere un genere tradizionale come il
folk con inventiva e originalità. Tra questi, ci sono sicuramente i
Birds Of Chicago, a cui riconosciamo proprio la capacità di uscire
dall’ovvio, di scavalcare gli steccati della tradizione, per creare una
musica che, pur strettamente connessa alle radici di un suono, è capace
anche di (ardite) commistioni che escono dagli schemi.
Originari
della Windy City, i Birds Of Chicago sono un duo composto dai coniugi
JT Nero and Allison Russell (quest’ultima, originaria di Montreal, già
membro della band roots canadese delle Po’Girl), in attività dal 2012 e
con all’attivo un EP e tre album, tra cui anche questo nuovo Love In Wartime.
Un
titolo che, in combinato disposto con la cover dell’album, esplicita
chiaramente quali siano i contenuti della scaletta. L’idea è quella di
raccontare la speranza, di contrapporre l’amore alla brutalità dei
nostri giorni, trasmettendo ottimismo e sostituendo il linguaggio
romantico dei sentimenti alla logica del profitto e alla violenza della
guerra.
Non uno sguardo sofferto sulla società ma una sorta di "kind revolution",
quella che antepone, cioè, i fiori e i baci al freddo acciaio dei
cannoni. Come si è detto, il punto di partenza è il folk, ma i Birds Of
Chicago rileggono la materia attraverso un suono meticcio e ballate
elettroacustiche sviluppate attraverso un montaggio alternato fra roots,
soul, gospel, rock e pop.
Il disco inizia con Intro: Now/Sunlight,
un minuto perfetto in cui banjo, pianoforte e voce, omaggiano le
influenze musicali del duo, esplicitandone il retroterra culturale. Poi,
si parte per un viaggio sonoro coloratissimo e cangiante. Il funky
sbarazzino di Never Go Back è di un’allegrezza irresistibile e
si sviluppa attraverso un mid tempo sincopato e l’interplay fra due voci
(la Russell canta anche in francese) che si sposano meravigliosamente,
un po' come il latte con il cioccolato.
La title track
è percorsa da reminiscenze celtiche, che si sviluppano però su un
morbido tappeto soul, e si conclude con una coda strumentale, in cui la
chitarra elettrica (una grande performance di Joel Schwarzt) diventa
protagonista assoluta. Una chiosa vibrante e rock che si deve
evidentemente alla mano di Luther Dickinson, ex Black Crowes e leader
dei North Mississippi Allstars, qui in veste di produttore. Ed è questo
uno degli altri elementi di novità di un disco che, per quanto morbido e
leggero, non manca mai di abbandonarsi a qualche incursione elettrica,
come nel finale di Lodestar, brano che si sviluppa
nell’abbraccio delle due voci, tra tastiere vaporose, un morbido piano e
un’acustica in punta di plettro. Pur essendo un disco estremamente
omogeneo nel suono, Love In Wartime declina il classico suono
americano distaccandosi spesso dalla strada principale, per scegliere
percorsi più articolati e meno prevedibili.
Se la dolcissima Super Lover,
inno all’amore e vero e proprio antidoto alla paura, all’odio e
all’ignoranza che domina il mondo, si muove attraverso un folk
millesimato (ma attenzione allo splendido assolo di Schwartz), Travelers libra leggera su un tappeto melodico decisamente pop, mentre in Baton Rouge
la Russell lascia il segno con una grandissima prestazione vocale (in
francese e in inglese), creando, poi, un’ ulteriore suggestione,
sostituendosi all’elettrica di Schwart con un bell’assolo di clarinetto.
Resta da citare l’appassionata Try,
in cui i coniugi duettano, sfoggiando due diversi timbri (quello
graffiante di JT Nero, quello decisamente soulfull di Allison Russell)
su una melodia carica di pathos. Un disco, dunque, dallo sviluppo
originale e meravigliosamente suonato, che possiede l’ulteriore merito
di raccontare l’amore e trasmettere positività, attraverso un linguaggio
sincero e sinceramente romantico. Come un raggio di sole, che
attraversa le nuvole di un cielo plumbeo, regalando barbagli di speranza
e umanissimo calore.
"C'è un certo Silvio Berlusconi che ha
un'esperienza di nove anni al governo del Paese, che ha presieduto per tre
volte il G7 e il G8 ed è ritornato disponibile...E con la carenza di personaggi
che c'è...io sono assolutamente disponibile".
A Roma direbberero: aridaje. Non è passata nemmeno una
settimana dalla fatidica riabilitazione politica che già Silvietto mostra segni
di insofferenza per la "cosa" giallo-verde. Per il nonnetto di Arcore
l'asse Di Maio -Salvini rappresenta, più che un accordo per un possibile
governo, una sorta di accozzaglia perlopiù perniciosa. E non soltanto per
l'intesa personale che lega i due giovani leader, quanto per la convergenza su
alcuni punti del contratto di governo. Roba forte, come la legge sul conflitto
di interessi, che se passasse, toglierebbe il sonno al povero Silvietto da poco
incappato in un altro rinvio a giudizio per l'accusa di corruzione nell'ambito
del procedimento Ruby-ter. Poche frecce nell'arco del Riabilitato e molte nubi
all'orizzonte. Lo spauracchio di elezioni sarebbe un calice ben più amaro da
bere: l'potesi di superare di poco lo sbarramento del 3% non è poi tanto
peregrina e dunque Silvio cova qualcosa. Vedremo quale altro coniglio estrarrà
dal cilindro nei prossimi giorni. Se mai si dovesse ritornare alle urne, spero
fortemente che gli italiani (non tutti, per fortuna) non siano colti da
improvvisa amnesia e tengano bene a mente i 25 anni di interessi privati, di
leggi ad personam, di immoralità dilagante, di frodi fiscali, di corruzione e
contiguità con la mafia. Se non fossimo in Italia, sarebbe stato sufficiente
una bagatella qualunque per accompagnare un simile soggetto fuori dalla porta.
Sosteniamo dunque chi si appresta all'arduo compito di governare questo Paese.
Ciò che conta è un risveglio della società civile: la restituzione della
dignità a un popolo da tempo defraudato non è più differibile.