venerdì 12 agosto 2011

FOO FIGHTERS – WASTING LIGHT


Per uno che era considerato il fratello più scemo di Kurt Cobain, David Grohl di strada ne ha percorsa parecchia. A bordo di un bolide chiamato Foo Fighters, piede schiacciato sull’acceleratore attraverso le terre selvagge del rock.Niente a che vedere coi Nirvana e la disperazione in abiti grunge del grande maestro.Il rock dei Foo Fighters si nutre invece di energia e di esplosioni di metallica solarità.David Grohl ha un clichè che usa perfettamente e che rinnova nella sostanza di una scrittura, formalmente immutabile,ma irrorata negli anni da un entusiasmo post adolescenziale che non pare aver fine .Le canzoni di questo nuovo album non dicono nulla di nuovo rispetto ad un percorso discografico arcinoto:sono inni da stadio,sferraglianti treni in corsa che attraversano l’epica del rock da pietra miliare a pietra miliare.Ed è perciò che “ Wasting Light “ rischia di essere un capolavoro:queste undici tirate anfetaminiche non vogliono sembrare altro che ciò che sono,e cioè un distillato di essenze rock di prima qualità.Tant’è…a premere il piede sull’acceleratore sono capaci tutti,ma poi la macchina devi tenerla in assetto,non devi sbracare nelle curve,non può distrarti un attimo.Grohl,in questo è un pilota sopraffino:sfreccia con classe e, imprendibile, non sbaglia un chicane.Merito di una sequenza di riff memorabili,fondamenta di canzoni che poi si sviluppano per accecanti bagliori melodici e travolgenti piene chitarristiche.Non c’è una canzone fuori sincrono,né un momento di pausa,un angolino piccolo piccolo dove fermarsi per fare un pit stop.Si corre fino alla fine e basta.Il miracolo è la compulsiva heavy rotation del cd,perché ogni rocker che si rispetti da questo festival del Dio Plettro non vuole separarsi a costo di farsi fustigare le orecchie a sangue.Le tre chitarre distoniche e l’incandescente rullante di “ Bridge Burning “ aprono la saga e lasciano tramortiti come un uppercut secco in pieno volto.Ko alla prima ripresa,niente male.Il furore metal stoner di “White limo “,con lo screaming indemoniato di Grohl a ricordarci la lezione pesa dei QOSA è solo in parte compensato dai languori pop di “ Rope “,melodica e ipercinetica al contempo.Gli infini ganci power pop di “Dear Rosemary” sono la perla di un disco di assalti all’arma bianca,che non conosce il rallenty,a meno che non si voglia parlare di ballata per pezzi come “ These days “ ( la nuova “ Everlong “ ) o “ I should have know “ ( commovente omaggo a Kurt Cobain con Kirst Novoselic al basso ).Tutto il resto è uno scintillante susseguirsi di cazz’n’roll,duro,divertente e adrenalinico.Sarò pure affetto da sindrome di Peter Pan,ma dopo aver ascoltato questo cd,tutto il resto è noia.

VOTO : 8,5
Blackswn, domenica 17/04/2011

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