Degli Stones e di Keith Richards si conosce tutto o quasi. Ma forse solo in pochi sanno che Richards è morto e quello che vediamo in giro altri non è che un suo ologramma. Lo so, sembra folle, ma solo così riesco a spiegarmi l’esistenza in vita di uno la cui faccia spiega meglio di ogni vocabolario il significato della parola dissolutezza .Una vita, quella del buon Keith, consumata fra riti orgiastici, colossali ed inesauribili bevute, e un’escalation nell’uso di sostanze psicotrope culminata con una surreale sniffata delle ceneri del proprio padre, morto e quindi cremato qualche tempo prima. Se poi ci mettiamo il violentissimo trauma cranico ( e conseguente intervento chirurgico ) procuratosi durante un soggiorno alle isole Figi per un “irrituale “ arrampicata su un albero di noci di cocco, la mia teoria dell’ologramma appare quanto meno plausibile. Ad ogni modo, sia che si tratti di un immagine proiettata o di un uomo in carne e ossa, Richards è da quarant’anni il chitarrista di una delle più grandi rock band del pianeta. Nonostante gli Stones abbiano smesso da tre decenni di comporre buona musica ( l’ultimo disco decente è “ Tattoo you “ del 1981 ), questo ragazzino di sessantasette anni, quando sale sul palco è ancora oggi uno dei motivi per la cui la vita è degna di essere vissuta. Cresciuto musicalmente coi dischi di Chuck Berry e una viscerale passione per il blues ( probabilmente l’unico motivo che lo abbia tenuto legato a Jagger per tutti questi anni ), Richards ha dato vita ad uno stile chitarristico inconfondibile, forse il più imitato di sempre, almeno per quanto riguarda il suono ruvido e grezzo dei riff. Un sound particolarissimo, dunque, che nasce da alcuni accorgimenti tecnici : l’utilizzo di amplificatori specifici per la musica blues, chitarra a cinque corde ( non usa la corda del Mi grave ), accordature diverse da quelle standard. Richards utilizza indifferentemente la Gibson ( agli inizi una Les Paul ) e la Fender Stratocaster. Per capire la grandezza del chitarrista ( sempre ammesso che ve ne sia bisogno ),vi lascio con una bella versione di “ (I can’t get no ) Satisfaction, forse il primo caso della storia in cui una chitarra distorta arriva in cima alle classifiche di vendita. La genesi della canzone è leggenda, ma vale la pena ricordarla. E’ il 1965 e gli Stones sono in tour in Florida.Keith si sveglia nel cuore della notte con un riff in testa e ripetendo in continuazione le parole che daranno il titolo al brano. Si alza, prende un registratore a cassette, incide il riff e torna a dormire, senza nemmeno spegnere il registratore. Più tardi dichiarerà che quel nastro conteneva due minuti di Satisfaction e quaranta di russate.
Blackswan, sabato 03/09/2011
4 commenti:
un grande...
sottoscrivo.un grandissimo...
Un grande, sicuramente, anche se non lo ho votato (miei voti: Page, Hendrix, BB King). Il mio podio e' fatto molto di gusto personale, non tecnico.
Per quanto riguarda la resistenza fisica e longevita' pare egli stesso la attribuisca all'elevata qualita' delle droghe che consumava......fortunello! ;))
Bè, cosa si può dire di Keith Richards? Tutto e niente, la sua vita e il fatto che non sia finita da almeno 30 anni restano secondo me uno dei misteri della musica.... Ho letto qualche tempo fa la sua autobiografia, se avete tempo e un po' di stomaco vi consiglio di leggerla, è davvero molto interessante....
Lui è uno dei miei preferiti, per i suoi riff, che sono davvero geniali, ma soprattutto perchè ho sempre avuto l'idea che lui sia così come lo si vede, esattamente, senza maschere o altro, è un artista nudo e crudo, cosa che è sempre più difficile da trovare....
Posta un commento