In
un panorama musicale asfittico come quello italiano, in cui continuano a essere
celebrati dinosauri sbronzi che non azzeccano più un disco da almeno vent’anni
(leggasi Vasco e Liga, e tutta la triste compagnia di mestieranti da classifica), da vent’anni i Virginiana Miller
inanellano un album più bello dell’altro senza che però nessuno se ne accorga e
senza ricevere il successo commerciale che meriterebbero. Ho parlato di
successo commerciale, perché a ben vedere la critica specializzata non ha mai
lesinato elogi al gruppo livornese capitanato da Simone Lenzi. D’altra parte,
il livello qualitativo di Venga Il Regno, seguito ideale del notevole Il Primo
Lunedì Del Mondo (2010), è tale che la nuova fatica dei Virginiana si candida a
essere celebrata come uno dei dischi migliori del 2013. Undici canzoni
scaletta, una più bella dell’altra, a dimostrarci che è possibile coniugare
melodie cristalline a testi di spessore letterario e a un’architettura
compositiva che non sfocia mai nel convenzionale. Il suono è coeso, rotondo ed
equilibrato, i contenuti sempre in bilico tra malinconico lirismo, romanticismo
crepuscolare e cinica presa di coscienza dello stato in cui versano le cose
(l’immensa e sorrentiniana L’eternità Di Roma). Un disco che ha un impatto
forte e immediato sulle nostre orecchie, ma che cresce, ascolto dopo
ascolto, quando ci rendiamo conto quale
lavoro di cesello ci sia dietro queste canzoni che meriterebbero, a parere di
chi scrive, una fortuna migliore che essere relegate nel sottobosco alternative
del circuito rock. Anche brani
dichiaratamente pop, come la solare Una Bella Giornata, semplice e ammiccante,
sono piccole gemme da conservare fra le cose migliori ascoltate in questo 2013.
Così come emozionano, facendoci battere forte il cuore, il nostalgico tributo a
un mondo che non c’è più (Lettera Di San Paolo Agli Operai), la dichiarazione d’amore
eterno di Tutti I Santi Giorni (tratta dall’omonimo film di Virzì e vincitrice
del Nastro d’Argento per la miglior canzone da colonna sonora) e il lirismo
malinconico della struggente Pupilla, una canzone che, se conosciuta, potrebbe diventare
l’ideale colonna sonora di centomila storie d’amore. Con Venga Il Regno i Virginiana
Miller regalano alla musica italiana ciò che manca anche alla vita politica e
sociale del nostro paese: la speranza. La speranza che un mondo migliore è
possibile e che la bellezza esiste, magari a un centimetro dai nostri occhi.
Basta solo saperla guardare.
VOTO
: 8,5
Blackswan, domenica 29/09/2013
7 commenti:
Non li conoscevo, ho un po' trascurato la musica italiana, sbagliando.La canzone mi piace molto,anche il video.E' giusta la tua riflessione finale..Grazie e buona domenica!
Carissimo Nick, sono appena tornta da un mese di vacanza nella splendida terra di Sicilia. Il ritorno al quotidiamo mi lascia poco tempo. Un salutone e rimando ai prossimi giorni la lettura del tuo blog...sono indietri di un mese!!!
Un abbraccio
Di quest'ultimo disco non sapevo più nulla. Mi son persa gli aggiornamenti di uscita dischi anche su ciò che mi interessa. Sarà la vecchiaia.
Grandissimo gruppo, come si diceva. E live sono ancora più interessanti ed energetici. Mi darò all'ascolto sistematico domani. In questo week end la fissa è ritornata per i vecchi lavori di Giorgio Canali.
Gran ritorno dei Virginiana. Grazie del consiglio killer!
Ero convinta che "Il primo lunedì del mondo" fosse difficile da spodestare. Invece, una nuona ed interessante conferma!
Bellissimo post!
E' curioso che certi prodotti italiani più che onorevoli vengano disdegnati dal grande pubblico.
@ Mr Hyde : nemmeno io sono un patito di musica italiana, ma qualcosa di interessante in giro si trova.
@ Galadriel : Gala, ben tornata ! In quanto ad arretrati non ti sono da meno :)
@ Harley :Il grande Canali è perennemente in heavy rotation, per quanto mi riguarda.Fossi in te, oltre ai Virginiana, butterei un orecchio anche al nuovo dei massimo Volume. Così, a naso, mi sembra notevole.
@ George : è un piacere,caro George.:)
@ La Rossa : fermo restando i gusti personali, questo mi sembra superiore. E non era facile.:)
@ Euterpe: è curioso, ma, temo, anche comprensibilissimo, visto l'andazzo culturale del paese.
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