Originari di Columbus, Ohio, gli Ekoostik Hookah sono
una delle jam band più interessanti in circolazione. Sconosciuti, o quasi, nel
nostro paese, ma con un ottimo seguito in patria, la band capitanata dal
tastierista Dave Katz (ultimo membro originario rimasto, insieme al chitarrista
Steve Sweney) è attiva fin dal lontano 1991 e ha rilasciato nel corso di due
decenni un pugno di album eccellenti (Dubbabuddah del ‘94), Where The Fields Grow Green del ‘97,
Seahorse del 2001) e Ohio Grown del 2002), senza mai tradire un credo artistico
ormai consolidatissimo: brani chilometrici, strumenti sbrigliati in lunghi
assoli e un retropensiero stilico che ci porta direttamente agli anni’70. Brij
non aggiunge nulla di nuovo a quanto già fatto nei dischi precedenti, è vero. Eppure,
nonostante una formula assai ripetitiva, il disco convince e piace, dal momento
che il quintetto ha dalla sua una capacità tecnica fuori dal comune (ascoltare con
attenzione, ad esempio, il tocco di Katz al pianoforte e all’hammond) e buone
idee compositive sotto il profilo melodico. Certo, il citazionismo è dietro l’angolo,
e vengono subito in mente gruppi come i Little Feat, i Lynyrd Skynyrd e i
Phish. Ma i brani di Brij hanno un ottimo tiro e sono pervasi da un surplus di
vitalità che delinea uno stile in fin dei conti molto personale. Così il southern
funky dell’iniziale You’ll Never Find è veramente uno sballo adrenalinico,
tanto che nemmeno ti accorgi che la canzone dura nove minuti abbondanti. Nello
stesso modo, si resta ammaliati dai dieci minuti del ballatone centrale Sail
Away, in cui gli Ekoostik Hookah fondono mirabilmente l’epicità dei Lynyrd Skynyrd,
intrecci vocali che richiamano gli America e assoli scintillanti per intensità
e maestria tecnica (il lavoro di Sweney alla lead guitar è di quelli che
restano nelle orecchie per lungo tempo). In definitiva, Brij è un disco che
suona meravigliosamente bene dall’inizio alla fine, senza momenti di stanca,
nonostante i brani superino quasi tutti i sette minuti (da citare anche i nove
minuti e quaranta dell’articolata Black Mamba, tra le migliori del lotto). Nonostante
ciò, resta un lavoro, per sua stessa natura, indirizzato esclusivamente a tutti
coloro che sono cresciuti con Waiting For Columbus e Live At Fillmore East
sotto il cuscino.
Voto: 7,5
Blackswan sabato 21/12/2013
3 commenti:
Troppo bravo Blacky ..per ricordarci cantanti, gruppi , sconosciuti o dimenticati..
Ti ringrazio per quello che mi fai scoprire o riscoprire e per la tua infinita conoscenza musicale..
Grazie per questo 2013 che mi hai regalato!
Buon Natale ^___^
Interessanti a partire dalla copertina ...ascoltando tanta robba della giovine italica, per forza di cose sento poco stranieri, ma recupero venendo da te...
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