sabato 21 dicembre 2013

EKOOSTIK HOOKAH – BRIJ




Originari di Columbus, Ohio, gli Ekoostik Hookah sono una delle jam band più interessanti in circolazione. Sconosciuti, o quasi, nel nostro paese, ma con un ottimo seguito in patria, la band capitanata dal tastierista Dave Katz (ultimo membro originario rimasto, insieme al chitarrista Steve Sweney) è attiva fin dal lontano 1991 e ha rilasciato nel corso di due decenni un pugno di album eccellenti (Dubbabuddah del ‘94), Where The Fields Grow Green del ‘97, Seahorse del 2001) e Ohio Grown del 2002), senza mai tradire un credo artistico ormai consolidatissimo: brani chilometrici, strumenti sbrigliati in lunghi assoli e un retropensiero stilico che ci porta direttamente agli anni’70. Brij non aggiunge nulla di nuovo a quanto già fatto nei dischi precedenti, è vero. Eppure, nonostante una formula assai ripetitiva, il disco convince e piace, dal momento che il quintetto ha dalla sua una capacità tecnica fuori dal comune (ascoltare con attenzione, ad esempio, il tocco di Katz al pianoforte e all’hammond) e buone idee compositive sotto il profilo melodico. Certo, il citazionismo è dietro l’angolo, e vengono subito in mente gruppi come i Little Feat, i Lynyrd Skynyrd e i Phish. Ma i brani di Brij hanno un ottimo tiro e sono pervasi da un surplus di vitalità che delinea uno stile in fin dei conti molto personale. Così il southern funky dell’iniziale You’ll Never Find è veramente uno sballo adrenalinico, tanto che nemmeno ti accorgi che la canzone dura nove minuti abbondanti. Nello stesso modo, si resta ammaliati dai dieci minuti del ballatone centrale Sail Away, in cui gli Ekoostik Hookah fondono mirabilmente l’epicità dei Lynyrd Skynyrd, intrecci vocali che richiamano gli America e assoli scintillanti per intensità e maestria tecnica (il lavoro di Sweney alla lead guitar è di quelli che restano nelle orecchie per lungo tempo). In definitiva, Brij è un disco che suona meravigliosamente bene dall’inizio alla fine, senza momenti di stanca, nonostante i brani superino quasi tutti i sette minuti (da citare anche i nove minuti e quaranta dell’articolata Black Mamba, tra le migliori del lotto). Nonostante ciò, resta un lavoro, per sua stessa natura, indirizzato esclusivamente a tutti coloro che sono cresciuti con Waiting For Columbus e Live At Fillmore East sotto il cuscino.

Voto: 7,5




Blackswan sabato 21/12/2013

3 commenti:

Nella Crosiglia ha detto...

Troppo bravo Blacky ..per ricordarci cantanti, gruppi , sconosciuti o dimenticati..

Ti ringrazio per quello che mi fai scoprire o riscoprire e per la tua infinita conoscenza musicale..
Grazie per questo 2013 che mi hai regalato!

Pupottina ha detto...

Buon Natale ^___^

Alligatore ha detto...

Interessanti a partire dalla copertina ...ascoltando tanta robba della giovine italica, per forza di cose sento poco stranieri, ma recupero venendo da te...